Da dieci anni è al fianco dei bambini maltrattati, dando loro ascolto e aiuto attraverso il call center gestito da Telefono Azzurro con 30 linee telefoniche, 40 operatori specializzati e centinaia di volontari. Un servizio, quello del numero di emergenza 114 per l’assistenza ai minori, la cui sopravvivenza è messa in serio pericolo dal taglio previsto dall’ultimo avviso pubblico bandito dal Dipartimento per le pari opportunità. Fondi ridotti del 50 per cento e durata della gestione che passa da tre anni a uno. Cifre che, secondo Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, non possono che portare alla sospensione del servizio a partire dal 30 giugno. Non molto tempo fa pubblicavamo su questo blog le considerazioni contenute nel 6° rapporto su “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia”, secondo cui il nostro Paese ha bisogno di un ripensamento delle politiche per i minori. In questi giorni si sta consumando l’ennesimo episodio di questa saga.
Questo taglio rappresenta infatti una netta marcia indietro rispetto alla strada fin qui percorsa nel finanziamento di questo servizio di assistenza. Per il 114, dalla sua istituzione nel 2003 a oggi, si è sempre lavorato in un’ottica di progressiva specializzazione del gestore e del suo personale. Come spiega il mensile Vita, nel 2006 il contributo era di un milione e 200mila euro l’anno, e tra i requisiti si richiedevano «una o più sedi debitamente attrezzate nonché fornite di sistemi idonei a garantire la qualità, l’affidabilità e la continuità del servizio». Il personale addetto alla ricezione delle chiamate doveva inoltre «risultare in possesso di un adeguata formazione nonché aver maturato, anche in affiancamento ad un esperto, una debita esperienza nel presente settore di attività». L’avviso pubblico successivo elevava il contributo a un milione e mezzo di euro, aggiungendo che il personale doveva essere in possesso almeno di una laurea di primo livello in psicologia, scienza della formazione, medicina e chirurgia, scienze del servizio sociale, giurisprudenza, scienze politiche e sociologia, con un’esperienza di almeno due anni nel settore.
Telefono Azzurro si è sempre attenuto alle richieste e finora ha sempre gestito il servizio. Ma il nuovo bando cambia completamente le carte in tavola, portando il fondo a 800mila euro l’anno, eliminando il requisito delle sedi attrezzate e abbreviando la sua durata dal triennio al singolo anno, togliendo così respiro ai progetti presentati e impedendo la programmazione nel medio periodo delle attività. A quanto pare, stando così le cose, se anche il servizio fosse riassegnato a Telefono Azzurro, in base al nuovo bando, non ci sarebbero comunque le risorse per evitarne l’interruzione. Una situazione aggravata dalla confusione politica per cui lo stallo nell’esecutivo dei mesi scorsi rende impossibile anche sapere a chi appellarsi per segnalare il problema. E infatti le risposte non arrivano. Chissà cosa succederà ora che Josefa Idem, che aveva la delega, si è dimessa. La sua delega dovrà essere assegnata a qualcun altro, e si perderà ancora tempo. «Se il non profit è trattato in questo modo -è l’amara riflessione di Caffo-, e penso anche alla vicenda del 5 per mille, c’è qualcosa che non funziona, non è lo stile di uno Stato maturo».