L’anno scorso è stato il quinto anno più caldo mai registrato sulla Terra, ha annunciato il 10 gennaio l’agenzia europea Copernicus. Può sembrare una buona notizia, ma se si allarga lo sguardo agli ultimi sette anni si scopre che sono stati i più caldi di sempre. Gli anni più caldi restano il 2016 e il 2020, seguiti da 2015, 2018 e poi, leggermente indietro, il 2021.
Come ha detto al New York Times Carlo Buontempo, direttore del Copernicus Climate Change Service, gli eventi del 2021 «sono un forte promemoria sulla necessità di cambiare le nostre abitudini, prendere misure decisive ed efficaci verso una società sostenibile e lavorare per ridurre le emissioni nette di carbonio».
La temperatura media a livello globale l’anno scorso è stata da 1,1 a 1,2 gradi Celsius più alta di quanto fosse prima che l’industrializzazione portasse al rilascio di grandi quantità di anidride carbonica nell’aria.
Il riscaldamento costante degli ultimi anni, spiega il Raymond Zhang nello stesso articolo, conferma il consenso raggiunto nella comunità scientifica sul fatto che i crescenti livelli di gas serra nell’atmosfera stanno causando cambiamenti climatici duraturi a livello globale. L’analisi preliminare delle misurazioni satellitari di Copernicus ha riscontrato che le concentrazioni di gas serra hanno continuato ad aumentare l’anno scorso, anche grazie ai 1.850 megatoni di emissioni di carbonio derivato da incendi in tutto il mondo.
Il tasso di aumento dei livelli di anidride carbonica sembra essere diminuito leggermente rispetto agli anni precedenti, secondo l’analisi di Copernicus. Tuttavia le concentrazioni di metano, il secondo gas serra più diffuso, sono cresciute al ritmo più veloce in due decenni, e gli scienziati di Copernicus stanno ancora cercando di capire perché.
Una ragione importante che ha determinato una temperatura media più bassa nel 2021 è stata la presenza nella prima parte dell’anno di La Niña, un evento climatico ricorrente caratterizzato da temperature di superficie più basse nell’Oceano Pacifico.
Questi effetti sono però stati compensati da temperature più elevate in molte parti del mondo tra giugno e ottobre, ha detto Copernicus.
C’è un’abbondanza di prove che proviene dall’osservazione delle temperature degli oceani, della terra, dell’atmosfera, lo scioglimento dei ghiacciai, i cambiamenti del ghiaccio marino, che ci restituisce una storia coerente sui cambiamenti nel sistema terrestre, e che punta al riscaldamento generale, ha spiegato Robert Rohde, responsabile del gruppo di ricerca indipendente Berkeley Earth: «Lievi variazioni in alto o in basso, ogni anno o due, non cambiano il quadro».
Come sempre, l’anno scorso le temperature medie più alte non sono state osservate uniformemente in tutto il pianeta. La maggior parte dell’Australia e parti dell’Antartide hanno registrato temperature inferiori alla norma nel 2021, così come le zone della Siberia occidentale.
L’estate europea dello scorso anno è stata la più calda mai registrata, anche se il 2010 e il 2018 non sono stati molto lontani, secondo Copernicus. Forti piogge e inondazioni hanno causato distruzione e morte in Belgio, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi. Il calore e la siccità hanno preparato il terreno per gli incendi che hanno devastato la Grecia e altri luoghi intorno al Mediterraneo. E non dimentichiamo i 48,8 gradi registrati in provincia di Siracusa.
La parte occidentale del Nord America ha subito caldo, siccità e incendi la scorsa estate. Il record della temperatura massima del Canada è stato battuto a giugno, quando una piccola città della Columbia Britannica ha raggiunto 49,6 gradi.
(Foto di European Space Agency su flickr)
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