Poco più di un anno fa pubblicavamo un articolo relativo al festival ambientato a Palau (Olbia-Tempio, Sardegna) “Isole che parlano”, che nel 2011, giunto alla 15esima edizione, faceva i conti con la drastica riduzione di fondi da parte degli enti che fino all’edizione precedente avevano assicurato agli organizzatori le risorse necessarie ad avviare con successo il meccanismo della rassegna. Oggi, quel festival riapre i battenti per la 16esima edizione. Forte di un successo di pubblico e grazie al supporto diretto di amici e simpatizzanti, i fratelli Angeli (Paolo e Nanni, ideatori del festival) hanno potuto redigere il calendario che tornerà a dare la parola alle isole, come recita il titolo.

L’anno scorso il simbolo scelto era un minaccioso paio di cesoie, riferimento diretto al taglio dei fondi, mentre quest’anno l’immagine si sposta su una più rassicurante pala di cactus: simbolo di durata, tenacia, capacità di adattamento. E quindi finalmente può tornare al centro del discorso la vera protagonista del festival, ossia la musica. «Un anno fa abbiamo introdotto il progetto triennale “A volte ritornano” -si legge sul sito-: uno sguardo rivolto al nostro percorso quindicennale e un’occasione per valutare come, nel corso degli anni, un artista modifichi o confermi la sua traiettoria». Anche il 2012 sarà quindi caratterizzato dall’idea del ritorno, e vedrà la partecipazione di artisti che hanno già calcato i palchi di Palau. «L’edizione 2012 orienta l’ago della bussola verso Sud e ritornano le Assurd: quartetto vocale strumentale da brivido, che nel 1996 aveva tenuto a battesimo il festival. Con forza dirompente Lorella Monti, Enza Prestia e Enza Pagliara, capitanate dall’organettista Cristina Vetrone, rileggono con sguardo contemporaneo la tradizione musicale campana, salentina e argentina. È un’ode alla semplicità e alla spontaneità di queste terre, all’orgoglio mai sopito delle tradizioni del canto, della musica e delle danze del mezzogiorno d’Italia. Con loro si rinnova lo spirito carnale della tradizione a cui si aggiungono composizioni originali che danno un senso di continuità con il passato».

Altro filone del festival sarà il legame tra il canto a chitarra gallurese-logudorese e il flamenco. La tradizione sarda sarà rappresentata da due giovani interpreti: Daniele Giallara e Franco Figos, accompagnati da Paolo Angeli, in veste inedita di chitarrista folk. Il canto flamenco sarà interpretato dallo straordinario cantaor José Martín Yánez ‘El Salào’, accompagnato dalla ballerina Sara Barrero e dal chitarrista gitano José Andrés Cortés. «Tra i migliori chitarristi della giovane generazione, punto di incontro tra lo stile sincopato di Tomatito e il lirismo di Paco de Lucia, Cortes sarà protagonista di un incontro dedicato alla scoperta della grammatica chitarristica flamenca e di un solo in acustico nella chiesetta campestre di San Giorgio». “Isole che parlano” non è animato solo dalla musica e dai suoi interpreti, ma anche dai luoghi e dalle loro suggestioni. Imperdibile quindi la processione profana ai piedi della Roccia dell’Orso, dedicata a Mario Cervo e Pietro Sassu, sonorizzata dai canti del tenore Ulianesu e del Cuncordu Bolothanesu, ultimi compagni di viaggio del treno musicale che, nel 1993, aveva attraversato l’intera Gallura nel corso di un omaggio a John Cage. E poi i concerti al tramonto, nel sito archeologico Li mizzani e a Cala Martinella, in cui si avvicenderanno il batterista Roberto Dani e il violoncellista Francesco Guerri, importanti figure della musica improvvisata nazionale. Non si contano gli eventi collaterali tra laboratori per bambini, mostre fotografiche, grigliate e feste notturne. Insomma, le isole musicali pensate e realizzate dai fratelli Angeli (e dall’apparato organizzativo che nel frattempo si è formato attorno a loro) hanno ancora molto da dire, a chi ha voglia di ascoltare.