Tra circa un mese ricorreranno i quattro anni dalla morte di Abdul Guibre, ragazzo di 19 anni, figlio di genitori immigrati dal Burkina Faso, ucciso a Milano per aver reagito a degli insulti dovuti al colore della sua pelle. Gelano il sangue le parole della sorella Adiaratou all’indomani della strage: «Io sono italiana, mio fratello era italiano. Oggi ho capito, abbiamo capito cosa vuol dire essere neri. È per questo che hanno ammazzato mio fratello. Oggi, per la prima volta, io mi sento nera».

All’epoca dei fatti, il giornalista milanese Marco Formigoni, mancato nel 2009 per una malattia, scriveva una lettera all’allora sindaco Letizia Moratti, che non rispose. La “Lettera aperta di un papà preoccupato” esordiva così: «Gentile signor Sindaco, sono un papà preoccupato. Mio figlio ha 10 anni da pochi giorni. Sono preoccupato come tanti padri per quello che potrebbe succedergli quando tra qualche anno uscirà la sera; l’alcool, la droga, l’auto. Quando torni? Stai attento, non fare stupidaggini. Ti fidi, è tuo figlio…Non puoi mica rinchiuderlo perché hai paura. Ma se diventare grandi non è facile, vederli crescere fa anche un po’ paura. Ma oggi sono preoccupato perché il mio ragazzo ha la pelle scura.

[…] Stasera tornerò a casa e gli racconterò di Abdul, leggeremo insieme il giornale e cercherò di spiegargli che cosa è successo. Ma non sono tanto sicuro di riuscirci. Perché dovrei dirgli che oggi ci sono persone che hanno paura di quelli con la pelle scura come la sua. Ma la colpa, amore mio, non è del colore della pelle, piuttosto di quello che quelle persone hanno nella testa e nel cuore. E a quelle persone bisogna spiegare che il colore della pelle non c’entra. Ma non basta che glielo spieghiamo noi, il compito è soprattutto di chi ci governa. E a quel punto mi chiederà perché non lo hanno ancora fatto. Se lo avessero fatto, forse quel ragazzo sarebbe ancora vivo. Sindaco Moratti, le giro questa domanda di mio figlio. Perché non lo avete fatto?».

A marzo di quest’anno, il nuovo sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha provato a rispondere alla lettera di Marco. Di certo non potendo rispondere direttamente alla domanda -e tradendo toni post-elettorali che minano l’efficacia del messaggio-, ma dimostrando quanto meno una sensibilità e un senso delle istituzioni che gli vanno riconosciuti: «[…] A Milano non ci dovrà più essere nessuno che possa avere paura di quelli con la pelle scura perché il rispetto dei diritti di tutti renderà la città più vivibile. Pochi mesi fa ho aderito alla campagna “L’Italia sono anch’io” per far sì che ai figli dei migranti nati in Italia sia riconosciuta automaticamente la cittadinanza italiana e non debbano aspettare fino al compimento del diciottesimo anno d’età per farne richiesta. Semplicemente perché, in un paese civile, è giusto che sia così. Vedi caro Marco, uno degli slogan che ha contraddistinto la mia campagna elettorale è stato “Il vento è cambiato”. Penso che sia vero e che Milano abbia cominciato veramente e profondamente a cambiare. Nei giorni di grande freddo dello scorso inverno, migliaia di cittadini hanno aiutato i senza fissa dimora senza neanche accorgersi di che colore fosse la loro pelle, con uno slancio e una generosità che mi hanno commosso, ma non sorpreso. Perché so che generosità, solidarietà, condivisione e inclusione sono i tratti distintivi dei milanesi. Ho lottato per tutta la mia vita affinché questi valori si radicassero sempre più nella società e continuo a farlo adesso da Sindaco, orgoglioso della mia città e dei miei cittadini. Una città che, con tuo figlio e per tuo figlio, non potrà che diventare sempre più accogliente, inclusiva, aperta, sorridente, bella. Sono diventato Sindaco perché questo accada e sono certo che, insieme a tutti quelli che credono in un mondo migliore, ce la faremo».

Con questo post, ZeroNegativo vi saluta e vi dà appuntamento al 20 agosto. Le notizie di Avis Legnano continueranno nei prossimi giorni con l’invio della newsletter estiva. Buone vacanze!