Mai come oggi abbiamo a disposizione una grandissima quantità di informazioni per prendere qualunque decisione, quindi secondo logica dovrebbe essere piuttosto semplice prendere quella “giusta”. E invece no, perché l’eccesso di informazioni porta allo stallo, soprattutto se le persone tendono a voler prendere la decisione migliore in assoluto.

Le persone che prendono decisioni “sufficientemente buone”, anziché “perfette”, sono spesso più felici, come spiega un articolo sul Washington Post. Del resto in un mondo di opzioni e informazioni quasi infinite, è chiaro che non abbiamo il tempo o le risorse cognitive per prendere una decisione perfetta in ogni occasione.

Le decisioni “sufficientemente buone” non sono casuali, ma equilibrate. Al contrario, le decisioni sbagliate e poco ponderate sono spesso affrettate o guidate dall’emotività. Le decisioni “perfezioniste”, all’estremo opposto, sono spesso dispendiose in termini di tempo e di fatica, al punto da portare alla ruminazione o al rimpianto.

Il consiglio degli studiosi è, una volta che qualcosa soddisfa chiaramente le vostre esigenze, decidere che è sufficiente e chiudere la questione.

Per fare un esempio, un perfezionista potrebbe passare due ore a cercare online il paio di cuffie ideale per le sue esigenze, analizzando meticolosamente le recensioni e confrontando le caratteristiche. Altri invece faranno semplicemente clic su “acquista” una volta trovato un paio di cuffie che soddisfa le loro esigenze.

Secondo le ricerche, i perfezionisti delle scelte tendono a essere meno soddisfatti della propria vita, meno ottimisti e più depressi dei “soddisfazionisti”. I primi impiegano più tempo a riprendersi da decisioni sbagliate, ruminano di più, assaporano meno gli eventi positivi, non affrontano altrettanto bene gli eventi negativi e sono più inclini al rimpianto.

È stato osservato che quando scegliamo da un insieme limitato di opzioni, ad esempio tre paia di calzini, tendiamo a pensare di aver fatto del nostro meglio. Ma quando l’insieme di opzioni diventa apparentemente illimitato (una rapida ricerca di calzini su Amazon produce 80.000 risultati), questo è più difficile, soprattutto quando ci sono opzioni che non sono state esaminate.

I perfezionisti possono anche ritrovarsi nella condizione detta “paralisi da analisi”. Per esempio, una persona potrebbe passare ore a guardare i voli e poi non comprare un biglietto perché pensa che il giorno dopo potrebbe presentarsi un’opzione migliore. In questo modo non fa nemmeno la cosa che si era proposto di fare, il che finisce per causare più stress e ansia.

Ecco quindi alcuni consigli da parte di esperti, raccolti dal Post, su come evitare insoddisfazione e paralisi.

Pensate di non poter tornare indietro, anche quando sarebbe possibile. Se si pensa che una decisione sia reversibile, non si farà lo sforzo necessario per sentirsi soddisfatti della scelta.

Differenziate a seconda della situazione. Non è detto che accontentarsi sia sempre un bene. Si può anche essere perfezionisti su alcune scelte, purché si tratti di qualcosa che vi appassiona. L’importante è non farlo con tutto.

Automatizzate alcune parti della vostra giornata. La maggior parte delle piccole decisioni sono relativamente insignificanti, eppure assorbono energie mentali che potrebbero essere impiegate in attività più valide.

Riducete il numero totale di decisioni quotidiane. Invece di discutere se fare esercizio ogni mattina, per esempio, decidete di correre sempre alle 7 nei giorni feriali.

Stabilite dei limiti. Chi tende al perfezionismo può trarre beneficio dall’imposizione di limiti al proprio processo decisionale. Ad esempio, concedetevi un massimo di 15 minuti per cercare quel paio di cuffie online. Oppure, trovate una fonte di cui vi fidate e cercate sempre lì.

Non perdetevi tra informazioni di scarsa qualità. La ricerca ha dimostrato che, oltre alla quantità di informazioni analizzate, è fondamentale la qualità degli approfondimenti.

(Immagine da freepik)

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