L’estate è ormai cominciata e con essa, per molti, è in arrivo anche la stagione delle grandi letture sotto l’ombrellone. Al di là del cliché un po’ consumato, la lettura ha bisogno di tempo libero e concentrazione, elementi che diventano decisamente più disponibili quando si è in vacanza. Oggi però non è più solo la carta la principale tecnologia in grado di rendere trasportabili romanzi e saggi, ci sono anche i supporti elettronici. Peccato però che la legge, almeno in Italia, non proceda di pari passo con la sofisticazione tecnologica e con le abitudini degli italiani, e infatti la disponibilità di ebook nelle biblioteche è decisamente più limitata rispetto ai libri cartacei. Probabilmente in molti si chiedono il perché, visto che proprio la tecnologia dovrebbe anzi rendere più facilmente disponibili all’interno del sistema bibliotecario. Basterebbe inserire il file nella banca dati di ogni istituto o consorzio e immediatamente tutti gli utenti potrebbero avere accesso al volume dal proprio tablet o ebook reader, per periodi diversi a seconda degli accordi con gli editori. Invece, il più delle volte, è molto difficile trovare libri “in prestito” in formato digitale, perché il mercato degli ebook non segue le stesse regole di quello librario, e questo complica la vita alle biblioteche.
«Per i libri cartacei il diritto esclusivo di distribuzione si esaurisce in ambito comunitario dopo la prima vendita – spiega il sito dell’Aib (Associazione italiana biblioteche) –, il che consente a una biblioteca di selezionare e acquistare edizioni a stampa, e di prestarle agli utenti secondo le loro politiche di accesso alle collezioni, orientate alla massima soddisfazione dei bisogni del maggior numero di utenti possibili, attuali e futuri. Secondo l’interpretazione prevalente, l’accesso a contenuti online è un servizio non soggetto al regime di esaurimento comunitario, cosicché i titolari dei diritti sono liberi di decidere di volta in volta se consentire l’accesso ad un contenuto, con quali modalità, a quali condizioni tecniche ed economiche e per quanto tempo. Con questa interpretazione, saranno gli editori, e non i bibliotecari, ad avere il potere decisionale sulle collezioni e sui servizi digitali delle biblioteche».
È un problema di interpretazione della norma che crea un’incoerenza evidente. Da una parte si accetta il prestito dei libri per garantire la disponibilità e la diffusione della cultura anche a chi non può permettersi di comprare, mentre dall’altra si impedisce un’altrettanto libera diffusione delle stesse opere in formato digitale. Sinceramente non vediamo quale possa essere il motivo di tale diverso trattamento, visto che a livello tecnico è possibile senza difficoltà riprodurre un sistema simile a quello cartaceo, con un numero limitato di “copie” scaricabili dello stesso ebook, che dopo un certo numero di giorni si cancella automaticamente dal dispositivo dell’utente e torna a essere disponibile per chi voglia farne richiesta. Si tratta di una lacuna normativa che sarebbe bene sanare il prima possibile. Ovviamente non saranno certo gli editori a spingere affinché questo sia fatto, quindi non resta che ai cittadini e al sistema bibliotecario spingere in questa direzione.
Ecco perché è nata a livello europeo la campagna di sensibilizzazione “The right to e-read”, con una petizione online che chiede «di poter offrire agli utenti delle biblioteche le edizioni più recenti, come si fa con i libri a stampa; che le biblioteche possano comprare ebook a prezzi accettabili e li possano usare a condizioni ragionevoli; che tutti i cittadini, non solo quelli in grado di spendere, possano accedere liberamente al prestito di ebook nelle biblioteche pubbliche; che gli autori ricevano un’equa remunerazione per il prestito di ebook al pubblico». Inoltre, c’è anche un altro fatto che ostacola l’ampliamento dei cataloghi ebook, spiega il blog di Media Library online: «Dei libri che nascono oggi è facile mettere in vendita un’edizione in ebook oltre a quella su carta, ma non tutti gli editori hanno già iniziato a farlo. Per tutto ciò che è stato pubblicato in passato, inoltre, bisognerà aspettare anni, o forse decenni». Da una parte giusto mobilitarsi quindi, mentre dall’altra, purtroppo, non si può che aspettare. Magari ingannando l’attesa con un buon libro.