Un’iniziativa che non pensa solo alla pancia, ma anche alla gola. La apprendiamo dall’ultimo numero di E, il mensile di Emergency, ed è narrata direttamente dal suo protagonista, Roberto Morgantini, 65 anni. Tempo fa egli entrò in un ristorante di Bologna, la città in cui vive, e propose l’idea di un pasto gratis per i senza tetto. Non il cibo avanzato dal giorno prima, con qualche piatto semplice ma nutriente per tirare avanti. Al contrario: «Lasagne, spuma di mortadella, bresaola o agnello, dolce e caffè nel ristorante più blasonato della nostra città. Era una sfida, l’ho vinta. Adesso ogni anno il Diana apre la porta ai senzatetto; altri quindici ristoranti lo hanno emulato, a rotazione una volta al mese offrono un pasto completo».

Non sappiamo come sia riuscito a entrare nel cuore e nella mente dei gestori di questi locali (e del personale, che in queste occasioni lavora gratis), fatto sta che ce l’ha fatta, e ora grazie a lui i tanti senza fissa dimora del capoluogo emiliano hanno “diritto” a un trattamento da gran signori, almeno una volta al mese. Non si può dire che sia nata una “mensa a cinque stelle”, ma è la prova qualità e solidarietà possono andare d’accordo. «Con i proprietari e i camerieri si è stabilito un rapporto bellissimo. Loro volevano rendersi utili, io ho dato loro l’opportunità di realizzare qualcosa di vivo che li gratifica. Penso che non sia poco».

È una storia, come ce ne sono tante nel nostro Paese, e vale la pena di essere raccontata. Non cambia certo la quotidianità delle persone coinvolte, che negli altri giorni devono fare i conti con i problemi che una vita ai margini porta con sé. Ma è bello scoprire che anche nei momenti in cui si può parlare un po’ per tutti di “tempi duri”, anche per i gestori di ristoranti di alto profilo, c’è ancora spazio per la solidarietà. «Chissà -commenta Morgantini-, forse è stata anche la crisi economica a darmi una mano, tanti hanno compreso che può essere davvero breve la distanza tra una vita normale e quella di chi ha perso tutto. La recessione e la paura, che scalfiscono le certezze, probabilmente avvicinano le persone, cancellano il rifiuto e l’indifferenza». Cancellarli a colpi di solidarietà, di spirito di comunità. Niente male come proposito, e quando ci si riesce va ancora meglio.

Morgantini è anche tra i fondatori dell’associazione Piazza Grande, che dà alle stampe l’omonimo giornale “di strada”. Un punto di vista diverso sulla vita nella città, che a volte riesce a farsi concretamente tramite per le persone che dalla strada vorrebbero togliersi e tornare a condurre una vita che possa dirsi “normale”. «C’è chi ha aperto un’officina di riparazioni di biciclette, chi un negozio di abiti usati». Caro Roberto, come blog dell’Avis di Legnano sappiamo bene (e lo sanno soprattutto i donatori) quanto sia bello fare qualcosa “di vivo” per gli altri, perché il sangue donato può trasformarsi nel bene più prezioso, la vita.