Dove non arriva lo Stato, né l’associazionismo, arrivano le “buone prassi”. Questa la possibile lettura dei dati sui gruppi di mutuo aiuto diffusi in questi giorni da Amabile, onlus che si occupa di monitorare il fenomeno sul territorio nazionale, oltre a impegnarsi nella sensibilizzazione verso questo tipo di iniziative. I dati sono stati presentati nel corso di un convegno che si è svolto ieri a Milano: «Questo convegno rappresenta un importante momento di aggiornamento e confronto sull’attualità e sulle prospettive future dell’auto mutuo aiuto (Ama)-ha detto Amadio Totis, direttore di Amalo-. I gruppi Ama sono un fenomeno sempre più diffuso e apprezzato sia dai cittadini, sia dagli operatori sociali e sanitari, poiché si fanno carico di bisogni che spesso non trovano altre risposte sul territorio».
Oltre 900 i gruppi di auto mutuo aiuto in Lombardia (il 10 per cento del totale italiano), circa la metà composti da persone con alla spalle problemi di alcolismo e uno su quattro da parenti di persone con problemi mentali. «In questi ultimi anni si stanno formando gruppi su normali condizioni di vita -ha aggiunto Totis-, come quelli composti da donne in gravidanza, o da neo mamme, o da persone che devono rielaborare lutti». Ma tra i temi affrontati troviamo anche disabilità, malattie degenerative, dipendenze da gioco o sostanze psicotrope, ansia, attacchi di panico, depressione, maltrattamenti e violenze, mobbing, Aids, dipendenza affettiva, identità di genere e problemi educativi (con adolescenti o figli adottivi). Un gruppo lombardo raduna i caregivers di parenti anziani.
Una risposta positiva, energica al continuo restringimento dei confini del welfare cui ci stiamo ormai abituando. Si tratta di una realtà diffusa in tutta Italia, dove sono distribuiti oltre 8mila gruppi, che coinvolgono dalle 130 alle 190mila persone. L’associazione Amalo è nata nel 1998, e sul suo sito, da questa pagina, c’è la possibilità di ricercare i gruppi presenti nel database, costantemente aggiornato. Per chi voglia promuovere gruppi di self-help (auto aiuto), c’è un’area dedicata alla registrazione. In questo modo si aiuta l’associazione nell’attività di mappatura, oltre a favorire la possibilità di intercettare nuove persone interessate a mettersi in contatto con un determinato gruppo. Il convegno di ieri potrebbe rappresentare un passo importante per la diffusione di iniziative del genere, e per segnalare alle istituzioni locali e nazionali l’esistenza di un movimento cittadino che merita grande attenzione, e anche supporto.