Tempo di vacanze un po’ per tutti. Sono finiti i tempi in cui masse di italiani in vacanza occupavano per intere giornate le autostrade, trasformandole in temibili dragoni di lamiere roventi. I fine settimana da “bollino nero” ci sono ancora certo, ma non è più un fenomeno generalizzato come lo è stato fino a un paio di decenni fa. Detto questo, resta il fatto che la tanto sognata vacanza, attesa e progettata con mesi di anticipo, talvolta si trasforma in un incubo. Non è detto infatti che lo stress accumulato in mesi di lavoro (o ricerca di lavoro), studio e tutto il corollario della quotidianità svanisca come per incanto non appena usciti di casa con le valigie. Sono tante le insidie da cui difendersi: ritardi o cancellazioni dei voli, problemi con le prenotazioni una volta arrivati in albergo, cattivo tempo, per non parlare della più delicata delle variabili: la convivenza. Che si viaggi con gli amici o con la famiglia, non è detto che si sia sempre in grado di gestire un periodo di giorni o settimane stando in maniera continuativa con altre persone, privi degli impegni che cadenzano normalmente le giornate di ognuno.
Tutta l’attenzione è su di lei, la vacanza, sulla quale si ripongono grandi aspettative, e che può darci delusioni altrettanto grandi, che ci porteremo appresso anche al ritorno a casa. Meglio sarebbe prepararsi prima quindi, provando a fare un bel respiro e a “deresponsabilizzare” la vacanza, in modo da godersela appieno. In questo senso, ci viene in aiuto un utile decalogo stilato dallo psicoterapeuta Giovanni Porta, che con pochi consigli pieni di semplicità e buon senso prova a “salvarci da noi stessi”. Innanzitutto, «Patti chiari, amicizia lunga: molti litigi nascono per dei fraintendimenti o per cose che si danno per scontate. Ad esempio, c’è chi concepisce una vacanza al mare come l’ozio assoluto da cominciare all’alba e chi come un tour frenetico tra locali notturni. È importante mettere in chiaro, prima di partire, quali siano i propri desideri». In altre parole fare chiarezza e dire le cose in maniera gentile ma onesta.
Fatte le dovute macrodistinzioni, tra vacanza iperattiva e vacanza flemmatica (quindi senza insistere a muoversi con persone troppo diverse da sé: piuttosto che rovinare un’amicizia meglio cambiare partner di viaggio), sarebbe bene cominciare a contrattare, individuando gli elementi irrinunciabili per la propria vacanza, i propri bisogni, sforzandosi però di cedere qualcosa in modo da accontentare anche i compagni di viaggio. Il tutto, ovviamente, senza giudicare: «Nulla ostacola maggiormente il raggiungimento di un accordo di un giudizio sprezzante. Cerchiamo di comprendere le ragioni dell’altra o delle altre persone senza partire dal presupposto di avere ragione. In una discussione, di solito, ognuno pensa che la propria posizione sia l’unica sacrosanta, e questo è uno dei maggiori ostacoli al raggiungimento di un’intesa». Può sembrare tutto molto complesso, “si tratta solo di un viaggetto”, si potrebbe pensare, ma in fondo le dinamiche di gruppo (o di coppia) sono sempre più o meno le stesse, che ci si trovi al lavoro, in contesti ludici o sociali, inutile illudersi che in vacanza sia diverso.
Da ultimo, ci piace citare un punto importante e per nulla scontato, che Porta intitola “Evitare la simbiosi”: «Che viaggiate in gruppo, in coppia o in famiglia, avere del tempo per stare con se stessi è fondamentale. Serve a mettere in ordine le idee, a rilassarsi, a ritrovarsi. Negarsi qualche piccolo spazio di solitudine (magari perché il compagno/a o gli amici potrebbero prenderla male) non fa che acuire le possibilità di litigio. Ogni relazione, anche la più realizzante, ha momenti di condivisione e momenti di ritiro». Con l’atteggiamento giusto, l’itinerario diventa quasi secondario, perché (rileggendo un adagio altrimenti banale) la vacanza per voi non sarà più uno stato geografico, ma mentale.