Diverse campagne di comunicazione ministeriali hanno cercato di promuovere, nel corso degli anni, il valore della lettura per lo sviluppo e la crescita di ognuno. Non sempre con grandi risultati, come mostra Annamaria Testa sul suo blog Nuovo e utile. Nel post, che pubblichiamo di seguito, vengono ripresi degli esempi da analoghe campagne straniere, alcuni dei quali molto belli.

Promuovere libri e lettura è importante per mille motivi, e qui su NeU ne abbiamo discusso molte volte.

Leggere migliora le singole persone. Leggere – ce lo dicono molte ricerche – stimola il cervello e alimenta il sistema cognitivo. E ancora: leggere narrativa accresce la tolleranza e l’empatia migliorando la metacognizione, cioè la capacità di interpretare e capire quel che pensano, sentono e credono gli altri.

Leggere migliora la comprensione della parole e la capacità di usarle, e quindi la capacità di comunicare e di farsi capire: una delle competenze trasversali più importanti, strategica anche in termini di occupazione in questi tempi ipertecnologici.

E leggere è una forma di apprendimento permanente.

Migliorando le competenze delle persone, la lettura aiuta a ridurre le disuguaglianze. Accrescendo la comprensione, la lettura accresce la tolleranza. E, quindi, migliora l’intera società.

NON SIAMO PROGETTATI PER LEGGERE. Ma leggere non è per niente facile. L’invenzione della scrittura risale a soli 5000 anni fa, e noi non siamo “progettati” per leggere. I nostri occhi non sono fatti per restare incollati a lungo su una pagina o uno schermo, il nostro cervello deve fare un intensivo, costante e velocissimo sforzo di riconoscimento, interpretazione e memoria. Un’operazione che diventa meno defatigante man mano che si impara a leggere meglio.

La stessa lettura silenziosa è una conquista recente. Greci e latini leggevano compitando ad alta voce, o sussurrando. La lettura silenziosa si sviluppa attorno al 1100 e si afferma definitivamente, secondo gli studiosi, solo nel 1600.

LA LETTURA SI APPREZZA SOLO PRATICANDOLA. Insomma, leggere è un’operazione tanto importante e gratificante quanto complessa, faticosa e impegnativa, specie per i principianti. Che vanno motivati a cominciare e a continuare a leggere, perché solo leggendo si apprezza, sempre più, la lettura, e lo stesso atto del leggere diventa via via più facile, più piacevole e più appassionante.

Ma per motivare le persone a leggere bisogna parlare di libri, di storie e di lettori. Bisogna, letteralmente, aiutare una passione a nascere, facendo leva sul desiderio, sulla curiosità, sull’immaginazione, sull’emulazione, sulle emozioni, sulla gratificazione personale e sull’orgoglio.

Oggi perfino le automobili o i surgelati si vendono suscitando emozioni. A maggior ragione, e per i motivi che vi dicevo, bisogna farlo ogni volta che ci si propone di promuovere libri e lettura. Ma succede proprio così?

MODESTI ESEMPI ITALIANI. Forse ricorderete le più recenti campagne governative italiane per promuovere libri e lettura. La prima (siamo nel 2009) mostra un gruppo familiare che scorrazza qua e là per un prato scambiandosi libri. E trasforma il leggere in un’attività elitaria (bisogna essere vestiti di bianco), astratta e misteriosa (che diavolo stanno facendo quei signori?). È meno elitaria, ma ancor più surreale (guardatela, per favore) la nuova puntata della campagna, che esce nel 2011.

Un’ulteriore campagna, uscita nel 2013, propone motivi per andare in edicola, in libreria o in biblioteca costruendo una lambiccata argomentazione attorno alla parola “muro”, e ai suoi molti significati possibili.

PATERNALISTICI E SUSSIEGOSI? MEGLIO DI NO. Ma perché mai, quando si tratta di promuovere libri e lettura, il tono dev’essere sempre paternalistico, sussiegoso e condiscendente, oppure riduttivo e fuorviante? Viene quasi il sospetto che questi messaggi siano stati progettati da qualcuno che, con i libri, ha una dimestichezza così scarsa da non sapere bene che cosa sono, a che cosa servono e come si usano. E che non ha la minima idea di come si fa a promuovere libri.

Certo, riuscirci non è semplice. Ma non è neanche impossibile.

Per dimostrarlo, ho raccolto alcuni dei più graziosi video dedicati a libri e lettura usciti nell’ultimo decennio.

USARE LE PAROLE. Certo, leggendo si impara anche a usare le parole (e, magari, parole più complesse di “muro”). Ma c’è modo e modo per dirlo. Così come c’è modo e modo per raccontare la passione per la lettura. Per cominciare, guardate questo indimenticabile spot canadese del 2006. È l’altro modo per dire che i libri aiutano anche a usare meglio le parole. E che le parole, se usate bene, possono essere irresistibili.

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Fonte foto: flickr