A proposito delle novità previste dalla legge di stabilità, Carlo Mazzini ha spiegato sul suo blog, col solito linguaggio sarcastico e chiaro, quali sono le novità dal punto di vista del terzo settore. In particolare si parla di tagli alle deduzioni sulle donazioni alle onlus già a partire dal 2012 (la legge avrebbe effetto retroattivo), con una franchigia di 250 euro e un tetto di 3mila euro alle detrazioni complessive. Il rischio maggiore riguarda gli enti più piccoli, che non possono accedere alla cosiddetta “+ dai, – versi”, in quanto tengono la contabilità con criteri di cassa, non potendosi permettere un commercialista che gli tenga la partita doppia. «Infatti -spiega lo stesso Mazzini sul Sole 24 Ore di domenica 14 ottobre, a pagina 9-, non viene colpita dal taglio lineare la norma che, fuori dal dettato del Tuir (Testo unico delle imposte sui redditi), reca la deducibilità delle erogazioni nei limiti del 10 per cento del reddito e fino a 70mila euro». Di seguito il testo del suo post del 12 ottobre.
Primo: deduzioni e detrazioni “evirate” fin dal 2012
Rammento che la legge di stabilità prevederebbe che sia le deduzioni che le detrazioni perdano di forza (con franchigie e tetti massimi). Bene, anzi male. Capite cosa vuol dire spiegare ad un donatore che d’ora in poi le sue erogazioni -se detraibili- scontano una franchigia di 250 euro, ed un tetto massimo -cumulato con le altre innumerevoli detrazioni- di 3.000 euro? Vuol dire: caro donatore, se il risparmio fiscale ti portava a donare di più o a donare con maggior convinzione, bene, sappi che di convinzione -per donare al non profit senza poter più ottenere un risparmio fiscale- ne devi avere tanta, ma tanta! Ma quando glielo spieghiamo? Ora, subito. Perché il taglio della detraibilità e della deducibilità parte dal 1 gennaio 2012. Non dal 2013! Parte quindi dalle donazioni che fin dall’inizio di quest’anno i nostri donatori ci hanno versato. Nell’accezione comune, chi cambia le carte in tavola durante il gioco si chiama “baro”, “truffatore”, “imbroglione”. Questa è la nuova definizione di Stato. Vanno in deroga al decreto legislativo 212/00, lo statuto dei diritti del contribuente.
Secondo: l’altra novità scoperta dal Sole è che anche la detrazione viene tagliata linearmente mediante franchigia di 250 euro.
Ciò vuol dire che se io dono 150 euro ad una Onlus, potrei ottenere -in assenza di questa maledetta legge di stabilità- un risparmio di 28,50 euro. Applicando invece la maledetta legge di stabilità, i 150 euro non posso più detrarmeli! Altro esempio. Se io dono 600 euro ad una onlus, associazione di promozione sociale ecc, dovrei ad oggi- ottenere un risparmio di 114 euro. Con l’introduzione del taglio lineare cui si cumula il tetto massimo delle detrazioni posso ottenere due risultati:
a. l’ammontare complessivo delle mie detrazioni (art 15 del Tuir) è inferiore a 3.000 euro, e quindi la donazione mi porta un risparmio di 66,50 euro (contro i 114 precedenti, quindi -47,50 euro)
b. l’ammontare complessivo delle mie detrazioni (art 15 del Tuir) è superiore a 3.000 euro (ipotizziamo 4.000 euro), e quindi la donazione di 600 euro viene contata come se fosse di 400 euro, cui bisogna togliere la franchigia di 250 euro e pertanto il 19 per cento si applica a 150 euro, quindi per un valore di 28,50 euro. Vuol dire che io per aver donato 600 euro ad una onlus ottengo un risparmio fiscale di 28,50 euro, equivalente al 4,75 per cento.
3. Da questi tagli sono escluse un po’ di deduzioni.
Quella che grida vendetta (e lo dico da cattolico praticante) è l’esclusione dai tagli delle erogazioni liberali in denaro fino a 1.033 euro a favore dell’Istituto per il sostentamento del clero della Chiesa cattolica. Ma possibile? Stiamo cercando -con molto affanno e tanti pasticci tecnici- di non affondare, e quando si chiedono sacrifici la Chiesa viene sempre esentata? Io non ci sto!
4. Alle cooperative sociali la scure dell’IVA.
Vengono tolte le esenzioni Iva ex art 10 Dpr 633/72 e per alcune operazioni viene alzata l’iva dal 4 al 10 per cento. Quali sono le conseguenze? Gran parte del business delle coop sociali si fa con gli enti pubblici per i servizi sociali, socio-sanitari ecc. Se aumentano l’Iva per queste prestazioni, la cooperativa sociale:
a. aumenta il prezzo finale (applicando la nuova Iva) della nuova convenzione; sarebbe bello per la coop sociale, meno per il Comune per il quale l’Iva è un costo.
b. non aumenta il prezzo della convenzione -perchè il Comune chiede alla Coop che assorba al proprio interno questo aumento dell’Iva- e o riduce il numero delle prestazioni (o la loro qualità), o riduce i compensi ai lavoratori.
È bello prendersela con chi aiuta disabili, malati, anziani… Riassumendo. Tecnici che barano e che si rifanno sugli ultimi, su quelli più deboli. E dobbiamo ancora ringraziarli?