L’Italia è un Paese sempre più tranquillo, ma gli italiani non ne sono convinti. A raccontarlo sono i dati diffusi dal ministro dell’Interno Marco Minniti durante la conferenza stampa di Ferragosto, insieme al X Rapporto dell’Osservatorio Europeo sulla sicurezza (realizzato da Demos & Pi e Osservatorio di Pavia per Fondazione Unipolis), pubblicato a febbraio. «Nei primi sette mesi del 2017, i reati denunciati alle forze di polizia sono calati del 12 per cento – racconta il Post –. Gli omicidi sono calati del 15 per cento, passando da 245 a 208 e segnando un nuovo record storico: non c’erano mai stati così pochi omicidi dall’unità d’Italia, cioè da quando abbiamo statistiche valide per tutto il paese. È sceso, ma non in maniera sensibile, anche il numero degli omicidi di donne, che si svolgono in gran parte all’interno delle famiglie».
Anche rapine e furti, che di solito tendono ad aumentare nelle fasi più critiche per l’economia, sono diminuiti nell’ultimo periodo. «Le rapine sono passate da 19mila a poco meno di 17mila. I furti sono passati da 783mila a 702mila. Bisognerà aspettare ulteriori dati per valutare l’andamento di specifici tipi di furti, come quelli in appartamento, che nell’ultimo decennio erano quasi raddoppiati. Sono diminuiti gli incidenti stradali ma sono aumentati, anche se di poco, quelli con esito mortale, passati da 869 a 893». Nonostante questi dati, che delineano una tendenza confortante, le preoccupazioni degli italiani non si sono altrettanto ridotte. E anche quando lo hanno fatto, è stata una diminuzione molto marginale rispetto alla contrazione reale dei reati. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio, quella della criminalità è tra le prime ansie dei cittadini, preceduta solo dalla paura di attentati terroristici e disastri naturali, e dalle incertezze economiche.
Subire un furto nella propria abitazione resta una grande preoccupazione per il 29 per cento degli italiani (+6 per cento rispetto al 2007, anno di picco). Il dato sulla criminalità percepita è spesso associato a quello sull’immigrazione. Un aumento di quest’ultima è sempre collegato a un aumento della sensazione di insicurezza e instabilità, sia lavorativa (per il timore che gli immigrati possano “rubare” posti di lavoro) sia per quanto riguarda i furti (si teme che gli immigrati rubino più degli italiani). «Il 39 per cento degli intervistati (si legge nel Rapporto) vede l’immigrato come una insidia per l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone, il 36 per cento come minaccia per l’occupazione. Entrambi gli indicatori sono cresciuti di circa 5 punti rispetto al 2016 e consegnano i valori più alti che si sono registrati dal 2007 – quando entrambi hanno raggiunto l’apice – ad oggi. La grande paura relativa alla criminalità, all’incrocio con i fenomeni migratori, non è su livelli comparabili con il 2007, quando superava il 50 per cento, ma la tensione rimane alta su entrambi i fronti».
Confrontando queste paure con il modo in cui i media raccontano la realtà, i ricercatori hanno trovato che il quadro dipinto dai telegiornali è molto più allarmistico e ansiogeno di quanto non dicano i dati su criminalità e sicurezza. Anche facendo un confronto con i principali tg europei, è stato rilevato che quelli italiani tendono a essere molto più orientati verso questi temi. Una differenza di circa il doppio (in termini di tempo dedicato) rispetto a Germania e Francia, e un terzo in più rispetto al Regno Unito. Questo il dato medio, ma in singoli periodi le differenze si fanno anche molto più evidenti: «Il TG1 – in alcuni anni – ha 3 volte in più le notizie del telegiornale britannico e 44 volte di quello tedesco. Dal confronto con i principali notiziari pubblici europei, si conferma un’anomalia tutta italiana sia per quantità sia per tipo ai fatti criminali». A superarci, nella prima parte del 2017, solo la Spagna. «La componente dell’insicurezza derivante dalla rappresentazione della criminalità è un dato strutturale che caratterizza l’informazione televisiva italiana. Negli anni presi in esame la criminalità è mediamente la seconda/terza voce dell’agenda tematica complessiva dei notiziari».
L’Osservatorio arriva a esprimere un giudizio molto duro in merito, rilevando «una scelta dell’informazione italiana di “prendere le distanze dalla realtà”, dando visibilità a crimini, come gli omicidi per esempio, che, secondo le statistiche Istat, sono in costante calo». Un altro problema dei media italiani è la loro tendenza a farsi “megafono” di qualsiasi dichiarazione priva di fondamento da parte dei politici, anche quelli che hanno la tendenza a fare perno sulle paure delle persone per ottenere consensi. Una prova di questo è il dato relativo alle persone convinte che negli anni la criminalità (su base nazionale) non solo non si sia ridotta, ma sia addirittura aumentata: «Sotto il profilo politico, la massima concentrazione di questo orientamento si osserva tra gli elettori della Lega Nord (91 per cento)».
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Ci vuole un bel coraggio a dire che la criminalità è in calo!!! Bisogna essere miopi e ottusi a dire e sostenere certe teorie con quello che succede! Ma certa gente si rende conto di quello che dice o apre bocca solo per far prendere aria ai denti!
Caro Leonardo, qui cerchiamo per quanto possibile di non “sostenere teorie”, appoggiandoci invece a studi e rilevazioni provenienti da fonti autorevoli. I dati che abbiamo citato nell’articolo si riferiscono alla situazione nazionale, e parlano di una riduzione di alcuni tipi di reati. Ciò non toglie che a livello locale possano esserci situazioni in contraddizione con l’andamento complessivo.