Finalmente è uscito. L’abbiamo potuto sfogliare da cima a fondo, facendo scorrere gli occhi sulle sue enormi pagine piene di immagini. Stiamo parlando di E, il mensile di Emergency, di cui avevamo annunciato l’uscita qualche giorno fa e che dal 6 aprile è in tutte le edicole. Dentro c’è un mondo, visto dagli occhi della redazione. Reportage, approfondimenti, interviste, fumetti, racconti, rubriche. Gli ingredienti affinché diventi un grande punto di riferimento per l’informazione ci sono tutte. E ciò che ci fa ben sperare è che siamo solo all’inizio. Avranno tempo Mura e la sua squadra di scolpire ancora di più la personalità della testata, definire meglio il posizionamento di un giornale come E nel panorama editoriale italiano.
Ci hanno colpito le parole di Cecilia Strada nell’editoriale, che sembrano parafrasare ciò che andiamo dicendo da tempo, e che abbiamo ribadito in uno dei primi post, ossia l’obiettivo di Emergency, che condivide con Avis: «Da sempre, quello di diventare inutili. Ci piacerebbe che non ci fosse più bisogno dei nostri chirurghi per rimettere insieme i pezzi di qualche bambino dilaniato da una mina […]». E prosegue, la Strada, citando altri esempi di casi in cui tuttora è purtroppo indispensabile e decisivo il ruolo dell’associazione che presiede. Auguriamo a Emergency, e a noi stessi, di essere sempre meno necessari. Da oggi c’è un nuovo «strumento per la diffusione di una cultura di pace», ed è E. Nel nostro piccolo, cerchiamo di andare nella stessa direzione con Zeronegativo. E mentre, piano piano, cresciamo e diventiamo maturi, aspettiamo di veder crescere anche il mensile di Emergency. E da lettori (già abbonati e affezionati) ce lo immaginiamo così: più sfacciato, più spregiudicato, più dentro alla notizia, più vicino alle storie che racconta, più propulsivo, più provocatorio, più disarmante, più sensibile, più radicale, più coraggioso. Noi per primi cercheremo di dare l’esempio.