Sull’ultimo numero del notiziario dell’Istituto superiore di sanità (scaricabile qui), c’è un interessante articolo – a firma di Rosanna Mancinelli, del Centro nazionale sostanze chimiche – sul rapporto tra donna e alcol. Secondo molte ricerche, infatti, in Europa il consumo di alcolici da parte delle donne sta aumentando, rincorrendo progressivamente quello maschile, tradizionalmente più alto. La tendenza è nota da tempo: già nel 2005, lo European monitoring center for drugs and drug addiction (Emcdda), comparando i risultati ottenuti tra gli adolescenti europei (15-16 anni) negli anni 1995, 1999 e 2003, concludeva: «In Europa le giovani donne stanno diventando sempre più vulnerabili all’uso di sostanze e a consumare livelli dannosi di alcol. Bisogna capire il perché di questo fenomeno per sviluppare attività di prevenzione mirata di genere e strategie di trattamento che coinvolgano le giovani donne e il loro comportamento. Tali misure sono essenziali se si vogliono evitare in futuro danni più gravi per la salute pubblica».
Il dato importante da sapere è soprattutto quello scientifico, che rivela come le donne siano strutturalmente più vulnerabili agli effetti degli alcolici, per vari fattori. Innanzitutto, «a parità di dose ingerita – spiega Mancinelli – nelle donne la concentrazione di alcol nel sangue (Blood alcohol concentration – Bac) è fino a 3-4 volte più alta di quella maschile». Questo perché il corpo femminile contiene meno acqua di quello maschile e una maggiore percentuale di grasso «pertanto l’alcol, che si diffonde solo nella parte acquosa, si concentra maggiormente e produce Bac più elevato nella donna». L’argomento è oggetto di studio approfondito in questi anni, e stanno emergendo alcune notizie interessanti che sarebbe bene conoscere quando si consumano bevande che, seppure socialmente accettate, nascondono nel loro abuso gravi rischi. Le donne, per esempio, corrono maggiormente il rischio di dimenticare ciò che hanno detto e fatto durante una “sbronza” (o di avere problemi di memoria in generale), e c’è un motivo: «Lo sviluppo degli studi di neuroscienze ha permesso di evidenziare significative differenze di genere nel danno cerebrale. Negli alcolisti diminuisce il volume di materia cerebrale grigia e bianca, ma tale diminuzione è significativamente più marcata nelle donne rispetto agli uomini: le donne sono maggiormente a rischio di blackout e perdite di memoria rispetto agli uomini anche se bevono quantità di alcol comparabili. Nelle donne, il rischio di sviluppare alcoldipendenza nel corso della vita aumenta significativamente già per consumi moderati di 1-7 drink/settimana, mentre per gli uomini aumenta per consumi superiori a 22 drink/settimana».
Altro capitolo che colpisce è quello che lega il consumo di alcol ai problemi di alimentazione. Un fenomeno che si osserva ultimamente è quello della drunkorexia, ossia un pericolosissimo mix di abuso di alcolici assieme a una sempre più ridotta assunzione di cibo. Un organismo debole è ovviamente più esposto agli effetti negativi dell’alcol, per non parlare di tutti gli scompensi emotivi e psicologici che implica uno stile di vita così disordinato. Il tema merita quindi grande attenzione, sia dal mondo della ricerca, sia da quello della politica e dell’associazionismo.