La legge sul Dopo di noi è stata approvata a giugno di quest’anno, ma ancora non sono stati emanati da parte del governo i decreti attuativi, dunque di fatto la situazione appare ancora “congelata”. È quanto denunciano alcune associazioni che si occupano di disabilità, su tutte Anffas Onlus, il cui presidente Roberto Speziali ha espresso tutta la propria perplessità sull’immobilità seguita all’importante provvedimento votato dal Parlamento: «Non si perda tempo!», chiede Speziale. «La legge dichiara di rispondere a una situazione emergenziale, che Anffas conferma, pertanto non si giustificherebbe alcun ritardo nella sua concreta attuazione».

Come spiegavamo a giugno, la legge sul Dopo di noi consiste nell’istituzione di fondi (pubblici e privati) e sgravi fiscali per gli enti che si occupano di assistenza ai malati, evitando di mettere questi ultimi in appositi “istituti”. L’idea è che per un malato sia importante continuare a vivere in casa, piuttosto che in strutture sanitarie, per quanto concepite al fine di garantire la massima professionalità nell’assistenza. I fondi sono però attualmente bloccati perché, appunto, mancano i decreti che ne dispongano l’utilizzo. «Uno doveva già essere stato emanato entro il 24 agosto 2016 – spiega Vita in un articolo –, quello per individuare le esatte modalità con cui far operare le agevolazioni fiscali e tributarie. Altri due – il decreto per l’individuazione dei destinatari delle misure finanziabili e del riparto tra le regioni del fondo nazionale e quello per l’individuazione degli obiettivi di servizio – sono da emanarsi entro il prossimo mese di dicembre, ma nulla si sa in merito al progredire dei lavori. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, inoltre, deve predisporre una campagna informativa per far conoscere ai potenziali destinatari le nuove opportunità e sensibilizzare l’opinione pubblica: non si è ancora vista».

Il guaio di vivere in un’epoca in cui la politica è costantemente impegnata in campagne elettorali “in itinere” per difendere questo o quel provvedimento a cui associa la stabilità di governo, è che poi questioni che hanno scarsa presa sui palinsesti televisivi finiscano in fondo alla lista di priorità. «Non abbiamo notizie sull’uscita dei decreti e auspichiamo che i decreti attuativi non snaturino le finalità che la legge stessa intende perseguire, con particolare attenzione ai previsti interventi di de-istituzionalizzazione – ha aggiunto Speziale –. In tal senso abbiamo avviato delle interlocuzioni, anche tramite la Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) cui Anffas aderisce, con il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, rinnovando la nostra totale disponibilità al confronto ed alla collaborazione nel primario interesse delle persone con disabilità e delle loro famiglie che attendono ormai da troppo tempo risposte concrete e non oltre derogabili».

Altro passaggio fondamentale per il futuro della legge è il suo recepimento da parte degli enti locali, ossia le Regioni. Vita scrive che a settembre c’è stato un incontro a Firenze tra gli assessori alle politiche sociali delle Regioni ed il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, in occasione della Conferenza Nazionale sulle Politiche per la Disabilità. Non se ne sa però nulla, dunque il mondo del non profit che si occupa del sociale, nonché le famiglie coinvolte, restano in attesa di notizie.

Ci auguriamo che l’esecutivo si muova entro i termini previsti per dare piena attuazione alla legge sul Dopo di noi. Dopo un’attesa durata anni e una costante attività di lobbying da parte delle associazioni per fare in modo che la politica decidesse di occuparsi del futuro di ragazzi e ragazze con disabilità grave dopo che i loro genitori non saranno più in grado di occuparsene, ci ritroviamo con una legge parcheggiata in garage. Ci sono però migliaia di famiglie italiane che non possono più aspettare i tempi pachidermici della politica. E visto che i meccanismi istituzionali sono sotto esame e passibili di riforma, come si giustifica il fatto che stavolta (e non è un caso isolato) sia il governo il soggetto che introduce un ritardo nell’applicazione della norma? Certo, si dirà, in Italia, a parte il bicameralismo, nessuno è perfetto.

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