Riprendiamo uno dei filoni più prolifici degli ultimi anni, quello dei “giovani choosy” che snobbano il lavoro, per commentare il servizio mandato in onda dalla trasmissione Piazza Pulita qualche giorno fa. Il datore di lavoro esasperato dalla poca attitudine alla fatica da parte dei giovani è il proprietario della catena Il Trapizzino, Stefano Callegari, di Roma. Il servizio si apre con una breve intervista a Callegari, che racconta le difficoltà che riscontra nell’ampliare il personale nei suoi locali: gente che abbandona dopo una settimana, dopo un giorno, o che non si presenta proprio nemmeno alla giornata di prova. L’offerta è quella di un contratto a tempo pieno, con tutte le tutele previste: tredicesima e quattordicesima, ecc.

L’idea della giornalista è dunque quella di affiancare chi si occupa della selezione del personale, in modo da assistere (facendo riprese con telecamere nascoste) alla tipologia di persone che si candidano (o che si propongono, ma poi spariscono). Così viene pubblicato un annuncio sulla piattaforma Bakeca.it (ora è stato cancellato, ma è ancora disponibile sulla cache di Google) e si aspettano le risposte. L’annuncio elaborato è piuttosto stringato e non particolarmente attraente verso una manodopera qualificata: «Per importante catena di pizzerie romane si cercano camerieri e cuochi, ambosessi. Non è richiesta particolare esperienza pregressa. Chiamare per fissare un colloquio conoscitivo». Viene specificato il nome dell’azienda in cerca di lavoratori, la disponibilità full time, mentre il tipo di contratto è “da definire”. A contattare l’azienda (non viene detto in quanto tempo) sono 23 ragazzi e ragazze, dell’età media di 23 anni.

Vanno poi in onda brandelli di colloqui, in cui vengono mostrati (se abbiamo contato bene) 13 di questi candidati, mentre di due si perdono le tracce (uno torna indietro perché si è perso, un’altra ha avuto un guasto all’automobile e non si è preoccupata di avvisare). Del campione, già di per sé molto ridotto e non rilevante statisticamente, si smarriscono dunque per strada otto elementi (forse perché casi simili a quelli finiti nel montaggio, forse invece perché positivi e dunque al di fuori del quadro che si vuole offrire, forse ancora perché per qualche motivo non hanno partecipato al colloquio, non viene specificato).

Venendo a ciò che il servizio dà in pasto al telespettatore, non c’è dubbio che si tratti di uno spaccato desolante: le persone intervistate appaiono in uno stato di preoccupante confusione. C’è chi non dà disponibilità a lavorare la domenica mattina perché «ho la partita», chi si presenta con la mamma, chi senza curriculum (e quindi immaginiamo senza nemmeno averlo prima inviato), chi ancora ce l’ha ma avrebbe fatto meglio a evitare, data la quantità di errori grammaticali presenti nelle poche righe di testo. Una confusione che spicca ulteriormente se guardiamo alla ragazza che attualmente fa le pulizie, ma è in cerca di un lavoro meno faticoso (cercandolo nella ristorazione, ovvio), un’altra che per un po’ ha lavorato a scuola con i bambini, ma questi erano troppo impegnativi a livello mentale. Non parliamo poi delle domande sulla conoscenza dell’inglese, o peggio ancora i silenzi imbarazzanti seguiti alla richiesta di menzionare l’attuale ministro del Lavoro, o il Presidente del Consiglio, o il sindaco di Roma (città in cui si svolgono i colloqui). Ci fermiamo qui, visto che abbiamo vivisezionato a sufficienza gli impietosi sei minuti di montaggio che costituiscono la parte principale del servizio. Ovvio che non si possano contraddire le immagini.

Qualunque datore di lavoro, di fronte a casi umani del genere, non sarebbe certo invogliato a rischiare un periodo di prova, tanto meno un’assunzione. Il problema però è sempre lo stesso: cosa si vuole suggerire con questo tipo di servizi? Che questi 15 casi (contiamo anche gli assenti non giustificati) costituiscano una rappresentazione fedele dei “giovani italiani”? Innanzitutto ci sarebbe da discutere sulla costruzione dell’annuncio: si sceglie una piattaforma che non spinge certo verso la qualità dei contenuti, con un testo che più generico non si può. Difficile attrarre il miglior cuoco stellato in circolazione con queste premesse. La confusione delle persone immortalate (il volto è oscurato e la voce modificata, per fortuna) fa tenerezza. Traspare un livello di consapevolezza del mondo e di se stessi così basso che una parola snob come choosy appare del tutto inadatta al contesto.

I giovani migliori e più qualificati ci sono senz’altro, e magari giustamente puntano a una professione più in linea con ciò che hanno studiato. O magari, se ancora non hanno trovato lavoro (in Italia o all’estero), sono più interessati ad annunci più allettanti. Perché un messaggio generico e anonimo dovrebbe attrarre giovani brillanti, qualificati e affidabili? Un annuncio del genere è costruito per attirare persone disperate, e ciò che si vede nel servizio lo conferma. Peraltro, provando a cercare annunci di lavoro a nome Trapizzino, non abbiamo trovato nulla, nemmeno la classica pagina “Lavora con noi” sul sito dell’azienda. Sicuri che non sia il caso di assumere invece un consulente per la ricerca del personale? Vedremo se nei prossimi giorni si ripeterà il solito copione che segue questo tipo di servizi: un boom di telefonate e mail al datore di lavoro, che in poche ore si ritrova subissato di curriculum straripanti di competenze ed esperienze. E poi magari una bella intervista di riparazione: “Ecco i giovani che mi aspettavo di trovare, bisognava solo saperli cercare”.

(Foto di Cathal Mac an Bheatha su Unsplash)