Da qualche anno a questa parte, un gruppo sempre più nutrito di milionari e miliardari si è messo in testa di salvare il mondo. Gli ultimi annunci in ordine di tempo sono quello di Microsoft, che sarebbe vicina a una soluzione per “risolvere” il cancro, e quello di Mark Zuckerberg e Priscilla Chan, che puntano, modestamente, a curare tutte le malattie entro la fine del secolo. L’origine di questo “movimento filantropico” da parte dei ricconi mondiali può forse essere fatta risalire al 2009, quando due presenze fisse della classifica dei più ricchi al mondo, Bill Gates e Warren Buffett, elaborano il Giving Pledge. Accortisi di non avere bisogno, per vivere, di tutti i soldi che hanno accumulato, i due imprenditori statunitensi hanno pensato di devolvere ad attività benefiche la maggior parte della ricchezza accumulata negli anni, e per ottenere risultati ancora più evidenti si sono impegnati a far firmare agli altri loro “colleghi dell’1 per cento” (ossia la percentuale di persone che detiene il massimo della ricchezza mondiale) un documento (il Giving Pledge, appunto) in cui si impegnano a donare la metà del loro patrimonio allo stesso scopo.

«Il loro principale obiettivo sono i miliardari – scriveva nel 2010 Fortune –, sui quali i due puntano molto per vedere aumentare le cifre date in beneficenza, per la beneficenza di qualsiasi tipo. Questa intenzione non era stata definita esattamente al tempo dell’incontro di New York. Ma nel corso di altre due cene, Buffett e Gates e la moglie, Melinda, hanno fissato l’impegno: convincere i super ricchi, a cominciare dai 400 statunitensi presenti nella lista di Forbes, a impegnarsi – impegnarsi seriamente – a donare almeno il 50 per cento del loro patrimonio in opere benefiche nel corso della loro vita o come volontà testamentaria».

Tra le persone che firmarono quell’accordo ci sono l’ideatore di Facebook e anche un suo collega, Dustin Moskovitz, tra i fondatori del social network. Quest’ultimo stima che donerà in beneficenza l’equivalente di 8 miliardi di euro e, trattandosi di una cifra notevole, ha fondato l’associazione benefica Good Ventures, per studiare quali sono le azioni più urgenti ed efficaci a cui destinare i fondi. Solo un anno dopo l’avvio del progetto Giving Pledge, erano oltre 50 i miliardari convinti dalla coppia Gates-Buffett ad aderire, mentre qui trovate la lista aggiornata, che comprende oltre 150 nomi, compresi quelli che hanno aderito nella forma testamentaria. La capacità economica di questo sodalizio è impressionante, e fa impallidire iniziative di enti sovranazionali quali gli Obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Onu.

Quale ente o Stato può sperare di competere con le risorse di questi imprenditori? Si pone anche una questione etica, ovviamente, perché un’istituzione pubblica nazionale o transnazionale viene fondata con obiettivi, meccanismi di rappresentanza interna e processi decisionali ben definiti. Poi la sua azione può essere più o meno efficace, a seconda della gestione e delle contingenze storiche, ma almeno c’è una chiara conoscenza delle prerogative del soggetto. Giving Pledge agisce invece in totale indipendenza rispetto alla politica e all’opinione dei cittadini. Tutto poggia sulla volontà (e gli interessi) dei partecipanti, e sono in definitiva questi a determinare dove concentrare le risorse. A livello di principio non è proprio il massimo, ma non si può dire che gli organismi sovranazionali nati dallo spirito del secondo Dopoguerra abbiano sempre ottenuto risultati soddisfacenti.

Forse dovremo rassegnarci al fatto che la “soluzione” (non la cura) al cancro sarà trovata dalla Microsoft e non da qualche istituto di ricerca che vive di finanziamenti pubblici. Sembra che i ricercatori finanziati da Gates & C. siano vicini a elaborare un modello che consenta di trattare il cancro come un bug di programmazione, e dunque di “correggere” eventuali errori nel corpo evitando che il tumore si sviluppi. «I ricercatori stanno lavorando a un computer molecolare – si legge su Rivista Studio –, realizzato a partire dal Dna, che potrebbe vivere all’interno delle cellule e cercare, in questo modo, degli “errori” all’interno del corpo, proprio come il cancro. Nel caso in cui li dovesse rintracciare, allora basterebbe eliminarli così come avviene con i problemi informatici». Una descrizione piuttosto inquietante ma, come recitava il titolo di un film, basta che funzioni. La coppia Zuckerberg-Chan è invece mossa nel proprio intento dall’arrivo della figlia Maxima, oltre che da un non trascurabile risparmio in termini fiscali.

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