Su Scienza in Rete il commento del Patto Trasversale per la Scienza sul PNRR e alcuni suggerimenti per permettere alla ricerca italiana di essere finanziata e gestita in modo comparabile alle altre nazioni avanzate.
Grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), si offre l’opportunità, forse storica, di modificare il sistema del finanziamento della ricerca in Italia, avvicinandolo a quelli dei più importanti paesi occidentali. Già in precedenza, il Patto trasversale per la Scienza (PTS) ha sottolineato l’esiguità dei fondi destinati alla ricerca e la necessità di ottimizzare e razionalizzare l’uso delle risorse disponibili. Quali sono le prospettive attuali?
Con qualche approssimazione, il finanziamento del PNRR direttamente dedicato alla ricerca cosiddetta “di base” (sarebbe meglio definirla “pura”) è previsto essere di circa 6 miliardi di euro. Molti meno di quanto sperato dagli scienziati italiani e molto probabilmente insufficienti per colmare la distanza che ci separa da tutti i paesi occidentali economicamente avanzati. Inoltre, la legge di bilancio del 2022 ha di fatto cancellato l’istituzione di un’Agenzia Centrale della Ricerca, sollecitata da anni da molti scienziati italiani e proposta dal precedente governo. Tuttavia, guardando alla maggioranza dei paesi occidentali con consolidate tradizioni nel campo del finanziamento alla ricerca, rimane la necessità di un migliore coordinamento delle risorse nazionali che renda la procedura di assegnazione dei fondi, agile, trasparente ed esclusivamente basata sul merito.
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(Foto di Julia Koblitz su Unsplash)
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