L’Italia è uno dei Paesi con la popolazione più anziana al mondo, e una tra le voci più pesanti nei nostri conti pubblici è la spesa più direttamente collegata all’età: le pensioni. Per l’esattezza, il nostro erario è quello che spende più denaro in assoluto per corrispondere compensi a chi ha smesso di lavorare. Siamo infatti al 14% del Pil, contro il 7% della media dei Paesi Ocse. In un contesto in cui l’occupazione media giovanile è a livelli drammaticamente bassi – e quando il lavoro c’è, spesso è “atipico” – stiamo vivendo un enorme problema di gestione di questo sistema zoppicante e dal futuro incerto. Un sussulto dovrebbe quindi cogliere il cittadino, nel leggere sulla stampa (solo quella apertamente schierata dalla parte del presidente del Consiglio) che ci sono in Italia casi di accumulo di pensioni che permettono a ex politici, ex presidenti di enti pubblici ed ex in generale, di portare a casa cifre a dir poco imbarazzanti.
Leggiamo sul Giornale del 31 marzo che Romano Prodi incasserebbe tre assegni al mese: «uno da 5.283 euro come ex presidente della Commissione europea, uno da 4.725 euro come ex parlamentare e uno da 4.246 come ex professore universitario», scrive Mario Giordano. Valori al lordo, che il professore smentirà attraverso la sua portavoce il giorno stesso, parlando di “soli” 9.802,30 euro lordi al mese in totale. E si potrebbero citare altri casi, come Giuliano Amato, autore di una riforma sulle pensioni quando era presidente del Consiglio nel 1992, che incasserebbe ogni mese due pensioni, da ex professore universitario e da ex parlamentare: 31.411 euro lordi al mese, sempre secondo il quotidiano diretto da Sallusti, in un articolo pubblicato il primo aprile.
Lasciamo ai contendenti l’onere di litigare sulle cifre, e ci fermiamo a questi due esempi. Il quotidiano in questione non cita casi del genere dall’altra parte dello schieramento, ma siamo certi che il malcostume sia diffuso tra le file di ogni gruppo, partito e partitino. Come sempre facciamo, anche in questo caso cerchiamo di andare oltre i singoli casi, non è nella nostra linea fare processi o levare scudi pro o contro qualcuno. A nostro avviso, però, l’anomalia sta proprio nel principio dell’accumulo. Perché non fare in modo che ciascun “ex” debba scegliere una sola pensione, tra le varie che gli spetterebbero. Fosse anche la più alta, almeno il principio sarebbe salvo. E inizieremmo a veder calare certe cifre. E invece no, continuiamo a sentir parlare di austerità da chi poi non perde tempo a fare man bassa di tutto ciò che può. Tra poco sentiremo di nuovo parlare di innalzamento dell’età pensionabile, proprio per il problema di cui parlavamo in apertura – qualcuno le pensioni le deve pagare. Alziamola pure, se proprio non ci sono altre soluzioni. Ma siamo stufi di sentir parlare di sacrifici persone che con i nostri contributi giocano a uno strano pallottoliere, dove ogni sfera riporta una piccola scritta di due lettere: ex.