Come raccontavamo tempo fa, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea aveva comportato l’interruzione della sua partecipazione ai programmi di ricerca dell’UE, su tutti Horizon Europe, che da solo vale 95 miliardi di euro.
L’accordo di massima sullo status dell’Irlanda del Nord raggiunto tra le parti il 27 febbraio potrebbe però cambiare le cose, spiega Nature, portando all’ingresso del Regno Unito nel programma come membro “associato”, un tipo di adesione di cui già godono alcuni Paesi non UE, come Israele e la Norvegia.
«Nel momento in cui [l’accordo] sarà attuato, sarò lieta di iniziare immediatamente il lavoro su un accordo di associazione, che è il prerequisito per entrare a far parte di Horizon Europe», ha dichiarato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, in una conferenza stampa. «Quindi [è] una buona notizia per tutti coloro che lavorano nella ricerca e nella scienza».
Come paese associato, il Regno Unito avrebbe pieno accesso al programma, compresa la possibilità di guidare progetti di ricerca. L’unica differenza consisterebbe nel non avere voce in capitolo nella definizione del programma di lavoro settennale di Horizon, ovvero nelle decisioni rispetto a quali settori di ricerca dare priorità nel budget comunitario. Nel caso dell’attuale programma di finanziamento, iniziato due anni fa, la cosa è irrilevante, ma la questione si porrebbe per la prossima edizione.
Secondo lo studioso di scienze politiche James Wilsdon, sentito da Nature, sono tre gli ostacoli davanti all’ingresso del Regno Unito in Horizon. Il primo, spiega Wilsdon, è che il governo conservatore del Regno Unito riesca a convincere gli scettici al suo interno e il Partito Unionista Democratico dell’Irlanda del Nord ad appoggiare l’accordo in parlamento, o a contare sul sostegno dei partiti di opposizione se non ci riesce.
In secondo luogo, le parti devono negoziare il costo dell’adesione. Il governo britannico ha dichiarato che intende pagare solo per il tempo in cui il Paese sarà effettivamente associato a Horizon, ma non è detto che l’UE sia d’accordo.
Il terzo ostacolo, conclude Wilsdon, potrebbe essere il più difficile: ricostruire le reti di collaborazione che si sono sfilacciate negli anni di stallo. Nonostante questi ostacoli, il rientro in Horizon Europe è molto importante per la scienza britannica, nonché per quella di tutto il continente.
Un ulteriore problema è il fattore temporale. Mentre la partecipazione del Regno Unito a Horizon Europe era in pausa, infatti, il governo britannico aveva garantito fondi ai ricercatori britannici che avevano iniziato a ricevere sovvenzioni dal programma, ma che poi erano state sospese. Questa garanzia scade a fine marzo. Potrebbe essere prorogata ciclicamente fino alla conclusione dell’accordo, ma di certo muoversi in questo clima di incertezza non permette di lavorare al meglio.
(Foto di Matt Brown su Unsplash)
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