A volte servono le parole di un comico per scuotere le coscienze e aprire lo sguardo su fatti solo apparentemente lontani dalla nostra quotidianità. No, non stiamo parlando di Beppe Grillo, ma di Maurizio Crozza, altro talento ligure della risata. Nel suo monologo all’inizio della trasmissione Crozza nel Paese delle meraviglie, andata in onda su La7 venerdì 15 novembre, il comico ha delineato la figura di José “Pepe” Mujica, presidente dell’Uruguay. Un uomo che ha rinunciato al 90 per cento del proprio stipendio da presidente (9mila euro), per investirlo in programmi di microcredito per le persone. Qualche giorno fa si parlava dei super stipendi dei nostri giudici della Corte costituzionale, che fanno ancora più impallidire (o imbestialire) a fronte dei 900 euro trattenuti da Mujica per il proprio sostentamento. Come sopravvivere con così pochi soldi? Abitando in un appartamento di 50 metri quadrati nella campagna fuori Montevideo, per esempio.
Le foto del presidente contribuiscono a costruirne un’immagine semplice e genuina, che stride non poco con gli orpelli della nostra Repubblica decadente ma mai disposta a rinunciare all’auto blu con autista. Mujica in gioventù combatteva contro la dittatura, fu catturato nel 1971 e messo in carcere per 14 anni, di cui due passati in totale isolamento in un pozzo sotterraneo, col rischio di essere fucilato da un momento all’altro come rappresaglia in caso di azioni militari da parte dei guerriglieri di cui era comandante. Una volta liberato abbandonò le idee rivoluzionarie e si mise a fare politica secondo le regole democratiche, fino alla candidatura a presidente e successiva elezione nel 2009. Dalle nostre parti, per fortuna, la democrazia è stata ristabilita qualche decennio prima, ed è normale che i nostri politici abbiano una formazione diversa e un passato meno “eroico”. Ma sarebbe bene che certe esperienze della storia del nostro Paese suggerissero ancora l’idea di una politica dal profilo più sobrio, che fosse la prima a rimboccarsi le maniche, invece di chiedere agli elettori di farlo, mentre essa indossa camicia inamidata, giacca e cravatta.
Crozza ha riportato alcuni stralci dell’intervista a Mujica pubblicata dal Venerdì di Repubblica l’8 novembre, illuminanti per illustrare il suo concetto di sobrietà (parola che dalle nostre parti è stata dimenticata in favore di un’altra: austerità). Per esempio: «Non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa, non lo compro con i soldi ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli». Una lezione di semplicità valida per tutti, soprattutto se arriva da qualcuno che il concetto di tempo l’ha ben presente, dopo l’esperienza della prigionia. Un altro paragone impietoso mette a confronto il milione di computer acquistati dal presidente uruguayano per distribuirli ai bambini e permettere a molti di loro di studiare e collegarsi a internet. Noi spendiamo invece 700mila euro per la formazione informatica di ciascun deputato. «1.000 euro all’anno (5mila per legislatura) per imparare a navigare su internet e magari a usare Word sembrano un po’ tanti -scrive Roberto Perotti su lavoce.info-. E poiché immagino che pochissimi deputati abbiano il tempo e la necessità di seguire questi corsi, il costo per quei pochi che li frequenteranno effettivamente è enormemente superiore». Tra l’altro, a guardare quanto twittano e postano sui vari social network i nostri parlamentari e senatori, evidentemente una certa dimestichezza con l’uso di tablet e smartphone devono averla. Pure troppa: forse quei soldi andrebbero investiti in corsi per il recupero dell’attenzione verso le discussioni che si svolgono nell’Aula e verso i problemi del Paese, che sembrano scivolare sempre più in basso nelle loro personali top ten.