Cominciamo con una buona notizia: nei programmi dei partiti che si confrontano in questa campagna elettorale, si parla anche di disabilità. Si tratta di una novità perché, come faceva notare nella scorsa tornata di votazioni il presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish), Vincenzo Falabella, nel 2018 il tema era del tutto assente.
Rilevato questo, il presidente della Fish va oltre, chiedendo «a tutti i leader politici un confronto pubblico per declinare in impegni precisi quei segnali di attenzione alla disabilità che abbiamo ravvisato nei programmi elettorali». Nelle intenzioni di Falabella c’è probabilmente la volontà, da un lato, di dare concrettezza a proposte che per vari motivi in fase di campagna elettorale restano piuttosto generiche; dall’altro, gli incontri potrebbero essere utili a far sentire ai vari leader politici che il mondo della disabilità è ben attento a presidiare lo spazio politico che la riguarda, puntando a “responsabilizzare” i partiti verso le promesse di cui si fanno portatori.
È ovvio infatti che tutto ciò che i partiti e le coalizioni scrivono nei propri programmi elettorali sono solo promesse, intenzioni, annunci. Se anche fatti con le migliori intenzioni, non c’è alcun impegno formale a rispettare quanto scritto. È poi la società civile a dover sorvegliare sul fatto che quanto accade in seguito alle elezioni rispecchi le promesse e che nulla vada dimenticato, o peggio sia tradito dalle decisioni prese dai futuri governo e Parlamento. È appunto questo, vale la pena ricordarlo, un principio cardine della democrazia rappresentativa. Il voto è solo il momento più esplicito ed evidente della manifestazione della volontà popolare (o almeno della parte che decide di usare questo strumento e di non astenersi). Ma poi la popolazione – spesso in forma organizzata e associata – ha il diritto e dovere di esercitare un controllo continuo su chi detiene pro tempore il potere legislativo ed esecutivo.
Fatta questa premessa, vediamo di seguito cosa contengono i programmi elettorali delle principali formazioni politiche sul dema della disabilità, grazie alla sintesi fatta da Redattore Sociale. Un documento da salvare e tenere a portata di mano tra qualche mese, quando si vedranno le prime conseguenze del nuovo assetto politico.
Centrodestra
Nei 15 punti dell’Accordo quadro di programma per un Governo di centrodestra, la disabilità viene menzionata quando si parla di famiglia, di lavoro e di stato sociale.
Nel punto 5 (“Sostegno alla famiglia e alla natalità”, si promette “sostegno concreto alle famiglie con disabili a carico attraverso l’incremento dei livelli essenziali di assistenza sociale”. Nel punto 8 (“Difesa del lavoro, dell’impresa e dell’economia”) si parla di “rafforzamento dei meccanismi di decontribuzione per il lavoro femminile, gli under-35, i disabili, e per le assunzioni nelle zone svantaggiate”. Al punto 9 invece (“Stato sociale e sostegno ai bisognosi”) si fa riferimento all’ “innalzamento delle pensioni minime, sociali e di invalidità”, al “controllo sull’effettiva applicazione degli incentivi all’inserimento dei disabili nel mondo del lavoro” e al “potenziamento di politiche mirate alla piena presa in carico delle persone con disabilità, anche attraverso l’incremento delle relative risorse”. Si fa riferimento anche a “maggiori tutele in favore dei lavoratori fragili, immunodepressi e con disabilità grave”. (L’articolo di RS riporta poi la sintesi del programma della sola Lega, ben più corposo di quello di coalizione, ndr).
Partito Democratico
Il programma del Partito Democratico si riferisce esplicitamente alla disabilità nelle pagine in cui parla di istruzione e di diritti. In particolare, nel capitolo “Conoscere è potere: istruzione, cultura, socializzazione”, si annuncia che “investiremo nell’aumento dei docenti di ruolo di sostegno per affiancare nel percorso scolastico tutte le persone con disabilità”. E che “vogliamo istituire fondi per abbattere barriere architettoniche e sensoriali in scuole e impianti sportivi e sostenere l’acquisto di ausili da destinare a persone con disabilità, in particolare giovani, per avviarle alla pratica sportiva”.
Nel capitolo “Diritti e cittadinanza: nessun destino è già scritto”, il riferimento alla disabilità riguarda invece l’assegno unico e universale: “Ci impegniamo a migliorare ulteriormente l’Assegno unico e universale per i figli a carico, da noi fortemente voluto, potenziando le clausole di salvaguardia, in particolare per le persone con disabilità e le famiglie con figli disabili”.
E nelle pagine dedicate alla “Salute dopo il Covid”, si promette che “lanceremo un piano straordinario per la salute mentale, per promuovere presa in carico e inclusione attraverso lo sviluppo di modelli organizzativi di prossimità, con Centri di Salute Mentale di piccola scala, fortemente radicati e integrati nelle comunità”. E che “approveremo la riforma della non autosufficienza proposta dal Ministro Orlando con un incremento del finanziamento pubblico per l’offerta di interventi e servizi e garantiremo riconoscimento e tutele ai caregiver”.
Infine, la disabilità è menzionata anche nel capitolo conclusivo dedicato ai “tre pilastri di Italia 2027”. Il secondo dei tre pilastri è dedicato a “Lavoro, conoscenza e giustizia sociale” ed è qui che si parla di disabilità e non autosufficienza, promettendo “per una vera inclusione, una rete più forte e capillare di servizi pubblici per le famiglie”.
Movimento 5 Stelle
Sintetico e schematico il programma del Movimento 5 Stelle, che in 13 pagine e 22 punti dà diversi riferimenti anche alla disabilità. In particolare, un capitolo è intitolato “Dalla parte di tutti, nessuno escluso: per potenziare il sostegno alle persone con disabilità e ai caregiver”. È questo capitolo che contiene, in sintesi, i principali impegni per la disabilità e la non autosufficienza: primo, “completare l’incremento delle pensioni di invalidità per le persone con disabilità”; secondo, “potenziamento degli strumenti per i percorsi di vita indipendente delle persone con disabilità e non autosufficienti”; terzo, “attuazione della legge delega in tema di disabilità”; quarto, “definizione e potenziamento delle tutele per i caregiver”; quinto, “Silver cohousing e socio bonus per creare condizioni di vita migliori per gli anziani”.
Azione/Italia Viva
Non si nomina la non autosufficienza, ma ci sono sei riferimenti alla disabilità, nel programma elettorale della lista Azione-Italia Viva. Il primo accenno è nel capitolo che riguarda la “Crescita del Mezzogiorno”: qui, tra gli obiettivi, c’è quello di “garantire livelli essenziali di prestazioni sociali. Il Mezzogiorno è stato storicamente indebolito da un sistema di interventi sociali parametrati sulla spesa storica e non su indicatori socio-demografici – si legge – Con il governo Draghi, si è invertita questa tendenza, garantendo un riequilibrio in particolare rispetto agli asili, agli studenti con disabilità e ai servizi sociali. Si tratta di misure da confermare e potenziare anche in chiave economica”.
Altro riferimento è contenuto nel capitolo “Diritti e pari opportunità”, in cui si prevede di “tutelare le persone con disabilità con una normativa omogenea in tutte le regioni. Per realizzare l’inclusione sociale è necessario implementare misure relative al ‘budget di salute’ delle persone con disabilità”, “favorire interventi per l’abitare civile, perseguendo l’obiettivo di contrasto a forme di segregazione esistenti e garantendo il diritto alla realizzazione del proprio progetto personalizzato di vita”, “eliminare tutte le barriere che è possibile rimuovere (fisiche, logistiche e culturali)” e “favorire programmi di vita indipendente”. Occorre inoltre “riconoscere la figura del caregiver, istituendo il Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza; un piano shock per la piena accessibilità di edifici e servizi pubblici”. Si parla anche di “un ‘incentivo accessibilità’, destinato ai negozianti e gestori di pubblici esercizi” e di “un ‘assegno per la vita indipendente e la non istituzionalizzazione’, svincolato dal FNA”. Rispetto al lavoro, si intende “rendere sistemici, nel caso di persone con disabilità o in condizioni di fragilità, il diritto al lavoro agile (c.d. smart working) da eccezione, deve divenire strumento strutturale” e “adottare i decreti attuativi del Jobs Act, con particolare riferimento alla figura del disability manager”. Ci si propone inoltre di “intervenire sui meccanismi fiscali che oggi creano un conflitto per le famiglie che, a fronte di retribuzioni minime per il figlio con disabilità derivanti da stage o percorsi di apprendistato, rischiano di perdere il fondamentale beneficio del mantenimento del figlio a carico”.
Infine, nel capitolo dedicato alla pubblica amministrazione, si parla di “azzerare la burocrazia per anziani e persone con disabilità” e di “rimodulare le attività degli sportelli Suap e Sue, al fine di offrire ai cittadini un’interfaccia unica per tutti i servizi (il cosiddetto Suape).
(Foto di Theo Crazzolara su Unsplash)
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