Sarebbe bello parlare delle iniziative culturali solo per promuoverne la qualità e i programmi di alto profilo. Invece si è sempre costretti a tirare in ballo il verbo salvare. Del festival “Isole che parlano” abbiamo già scritto lo scorso anno, in occasione della sedicesima edizione, che prendeva il via a Palau (Olbia-Tempio) nonostante la politica di taglio dei fondi da parte dei principali sostenitori pubblici e privati (Regione Sardegna e Fondazione Banco di Sardegna) della manifestazione, iniziata già da alcune edizioni. Da qualche anno, gli organizzatori e ideatori (i fratelli Paolo, Nanni e Alessandra Angeli) sono riusciti a mettere a frutto le potenzialità dell’autofinanziamento (e quindi, appunto, a salvare il festival). Forti di uno zoccolo duro di affezionati disposti a dare il proprio contributo “sulla fiducia” affinché questo piccolo gioiello del Mediterraneo possa continuare a splendere, hanno iniziato una campagna di tesseramento che è assieme un attestato di stima e una fonte di finanziamento efficace.
Nonostante ciò non è tutto rose e fiori, fare i conti con un taglio netto dei fondi costringe a ripensare continuamente le dinamiche organizzative, per preservare la qualità limitando il più possibile le spese. «Pronti ad affrontare la 17esima edizione di “Isole che Parlano”!», si legge sul sito internet del festival. «Con 23.000 mila euro di budget contati uno per uno. Penserete: manca uno zero nella cifra?! No, non mancano zeri. Lo scriviamo in lettere: sono ventitremila euro». Già da questo incipit chiunque può intuire le difficoltà di chi si trova a organizzare una kermesse di quattro giorni di musica ad accesso totalmente gratuito. Ed ecco il perché dell’idea del tesseramento anticipato, da fare direttamente sul sito sito internet di “Isole che parlano”, versando un piccolo contributo. «Suggeriamo, cordialmente, a chi si tessera ogni anno di farlo online nei prossimi cinque giorni, e alle persone che ci hanno seguito per quasi vent’anni di tesserarsi oggi. Perché? Perché con 10 euro di tessera, o un contributo di 5 euro, oppure con una carezza da 1 euro, potrete ascoltare gratuitamente quattro giorni di musica, perché arriverà a Palau la leggenda vivente del fotogiornalismo italiano, perché potremo confermare i laboratori per bambini che magari un domani, quando saremo stanchi di prendere a remate i mulini a vento, ci sostituiranno!».
Al momento, il calendario della 17esima edizione, che si terrà dal 9 al 15 settembre a Palau, prevede alcuni ritorni eccellenti, sull’onda del tema triennale “A volte ritornano”. Sarà infatti presente il batterista e percussionista Hamid Drake, un importante esponente della musica di ricerca di ambito jazz ma non solo, che negli anni ha collaborato con musicisti importantissimi quali Don Cherry e Herbie Hancock, nonché artisti sardi di indiscusso livello quali Paolo Angeli e Antonello Salis. Altro ritorno eccellente quello del cantante e suonatore di moorin khoor, Enkhjargal Dandarvaanchig, dalla Mongolia. Un musicista che porta in giro per il mondo la scuola mongola del canto armonico, in una sintesi fra la tradizione dei canti del suo Paese e gli approcci occidentali più legati all’improvvisazione libera. Un incredibile impasto timbrico quello dato dalla voce di Enkhjargal, i cui armonici vanno di volta in volta ad amalgamarsi o a cozzare contro quelli del suo strumento, il moorin khoor, sorta di violoncello tradizionale mongolo, e quelli dell’ambiente.
Una delle caratteristiche di “Isole che parlano”, e lo dice già il titolo, è proprio la ricerca di un dialogo tra luoghi e persone. Chi arriva porta la propria sensibilità, la propria arte, il proprio repertorio, ed è portato a contestualizzarlo con le risonanze dei luoghi in cui si esibisce, il che rende ogni performance unica e irripetibile, come i paesaggi di questa terra. Via via che si definirà il programma troverete sul sito tutte le informazioni. Non mancheranno i laboratori per bambini coordinati da Alessandra Angeli, le mostre, le esibizioni di musica tradizionale sarda e soprattutto le sorprese. Perché a Palau nei giorni del festival, oltre alle bellezze naturali, il mare, il sole, e tutti gli eventi in programma, possono sempre capitare cose non programmate. Piccole jam session tra musicisti a tarda notte, mini-concerti a sorpresa, fuori programma piacevoli e inattesi. Insomma “Isole che parlano” è un festival che non si risparmia, un piccolo universo in cui immergersi per qualche giorno, mettendosi in una condizione di ascolto attento e rilassato. Se potete, vi consigliamo di andarci, ma nel dubbio, meglio non perdere tempo e fare subito la tessera.