Mercoledì 11 luglio a Londra si è svolto il summit sulla pianificazione familiare, organizzato dal Dipartimento per lo sviluppo internazionale del governo britannico e dalla fondazione Gates (quella dei coniugi Bill e Melinda), con l’obiettivo di raccogliere 4 miliardi di dollari per dare entro il 2020 accesso alla contraccezione a 120 milioni di donne che vivono nei Paesi in via di sviluppo. Nonostante i tanti problemi legati alla povertà che affliggono il Sud del mondo, la principale causa di morte per le ragazze tra i 15 e i 18 anni sono la gravidanza e il parto. Un fenomeno cui sono esposte 16 milioni di bambine che ogni anno rimangono incinte e partoriscono tra mille difficoltà. Il summit si è concentrato sulle questioni relative all’educazione sessuale, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove si concentra la maggior parte dei casi cui si faceva riferimento. Conoscenze, competenze e servizi per proteggersi dalle malattie e dalle gravidanze indesiderate sono infatti fondamentali per le tante giovani donne che ogni giorno entrano nell’età riproduttiva.

«Su mille ragazze adolescenti, oltre 110 diventano mamme (in Italia la proporzione è di 7 a mille) anche a 10-12 anni -dichiara Alessandro Rabbiosi, delegato di Terre des Hommes-. Nelle zone rurali, dove noi operiamo a sostegno della sanità pubblica, la percentuale è molto più alta. Oltre a porre rischi per la salute delle piccole mamme, le nascite non pianificate rendono ancora più precarie le loro condizioni di vita, impedendo nella maggioranza dei casi il proseguimento degli studi e condannandole a un futuro di povertà, in quanto spesso non possono contare sul supporto del partner e della famiglia».

Purtroppo assente dall’incontro la rappresentanza italiana, Paese in cui c’è ancora molto da fare per diffondere programmi di educazione sessuale in maniera capillare ed efficace. E tra gli impegni di finanziamento fissati a chiusura del summit non compare alcun contributo italiano (complessivamente gli oltre 150 rappresentanti di Paesi donatori e in via di sviluppo, agenzie internazionali, associazioni, fondazioni e aziende si sono impegnati a investire un totale di 2,6 miliardi di dollari). «Siamo consapevoli delle estreme difficoltà che l’Italia sta attraversando e dunque quanto registrato a Londra purtroppo non stupisce -dichiara Federica Giannotta, responsabile dei diritti dei bambini di Terre des Hommes-. Auspichiamo però che al tema della protezione della vita e della salute delle ragazze e delle bambine si riservi un’attenzione particolare, canalizzando in modo opportuno e funzionale le poche risorse disponibili».

Ben diverso l’atteggiamento inglese, dato che il primo ministro David Cameron ha dichiarato l’intenzione del suo governo di raddoppiare gli investimenti nella pianificazione familiare nel mondo con 500 milioni di sterline da qui al 2020. «Le donne dovrebbero decidere liberamente -ha detto mercoledì al summit– quando e quanti bambini intendono mettere al mondo. Lasciare che siano le donne a scegliere è un bene per loro, per le loro famiglie e per la società in cui vivono». Per promuovere i diritti delle bambine e delle ragazze, tra cui quello a una maternità consapevole, Terre des Hommes sta avviando la campagna InDifesa, che per tre anni richiederà l’impegno delle istituzioni pubbliche, italiane e internazionali a difesa delle più vulnerabili tra gli esseri umani.