Sono anonimi, si credono invisibili e ne approfittano per fare ciò che nella realtà non avrebbero il coraggio di fare, diffondono materiale ignobile e offensivo su internet, e in alcuni casi gli atti che compiono online sono lo specchio di quelli che subiscono nella vita reale. Sono i cyberbulli. Secondo una ricerca del 2008 (la stessa da cui abbiamo estratto l’identikit in apertura), su un campione di 1047 ragazzi, di età compresa tra gli 11 e i 20 anni, studenti di scuole medie (702) e superiori (345), situate nelle regioni di Sardegna, Lazio, Marche, Sicilia e Lombardia, il 14% degli studenti delle scuole medie ed il 16% delle superiori hanno riferito di avere subito cyberbullismo». Sull’altro versante, quello degli aggressori, i dati non sono più confortanti e «fanno supporre che il fenomeno sia in crescita […] soprattutto nella fascia 12-19 anni: l’8,1% degli adolescenti dichiara di aver diffuso informazioni false su un’altra persona tramite internet o il cellulare; il 6,5% dice di aver escluso intenzionalmente una persona dai gruppi on line e il 5,8% di aver inviato materiale offensivo tramite i nuovi mezzi di comunicazione» (fonte: “8° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza” di Telefono Azzurro e Eurispes, 2007).

La richiesta di aiuto corre sulle linee di Telefono Azzurro (il numero è 1.96.96, gratuito per i bambini), in cui nel 2007 complessivamente le richieste relative a problemi relazionali tra ragazzi sono arrivate al 16,2% dei casi totali. Al di là dei numeri, comunque consistenti, ciò che ci colpisce è proprio la pratica della condivisione sul web di video in cui si riprendono le violenze commesse ai danni della vittima. Un esempio agghiacciante di “anti-social networking”, in cui si pubblicano sul web le riprese delle angherie commesse. E qui la rete dimostra tutta la criticità del suo essere contenitore neutrale. O quasi, perché poi, dalle riprese, dalle tracce lasciate sui server da chi carica i filmati, dalle denunce, al colpevole si risale. Ma il punto è la sensazione di disagio che traspare da questi atti (da chi li subisce come da chi li compie), che purtroppo si rincorrono sulle pagine della cronaca, troppo spesso quella locale, mentre a quella nazionale approdano solo i casi più eclatanti o particolari.

Il fenomeno è complesso, sul sito di Telefono Azzurro sono presenti informazioni e approfondimenti, e l’associazione ha anche pubblicato un libro sull’argomento. Oltre a questo, e al celebre centro di ascolto attivo 24 ore su 24, vi sono poi una serie di interventi che si integrano e riguardano la formazione per gli insegnanti, laboratori di prevenzione, attività di ricerca e monitoraggio, la collaborazione col Ministero dell’istruzione e con l’Osservatorio regionale permanente del Lazio, e la promozione dello spettacolo teatrale “Fuori gioco. Una storia di bullismo”, rivolto agli studenti. Dal canto nostro, continueremo a occuparci della questione e ci proponiamo di avviare un filo diretto con Telefono Azzurro per non perdere di vista la qualità della vita dei ragazzi.