Ieri mattina, durante la sua relazione per il voto di fiducia alla Camera, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha utilizzato un termine che ultimamente sta godendo di una certa fortuna: post-verità. Il termine non è nuovissimo, come abbiamo riportato qui, ma negli ultimi tempi si stanno manifestando con maggiore evidenza i suoi effetti. La consacrazione ufficiale della parola è avvenuta il 16 novembre, quando l’Oxford English Dictionaries ha scelto post-truth (post-verità, o verità post-fattuale) come parola dell’anno per il 2016.
Non si tratta di una preoccupazione solo per addetti ai lavori, bensì di un fenomeno che mina alla base i principi stessi della democrazia nel mondo. Questa si basa infatti sulla corretta informazione degli elettori, affinché le decisioni che essi prendono possano essere consapevoli e basate su dati reali. Il diluvio di notizie false o non confermate (e poi non smentite), di vere e proprie “bufale”, è causato da vari fattori.
Da un lato ci sono i media tradizionali, che con la loro scarsa attitudine all’accuratezza (e alla correzione) diffondono spesso informazioni basate su misteriosi retroscena, o vanno a cercare lo scoop su fonti decisamente poco affidabili, tipo i tabloid inglesi, con annessi errori di traduzione che spesso aggravano la situazione (come quando si diffuse la notizia che Facebook, dopo avere acquisito WhatsApp, l’avrebbe chiusa, cose che ovviamente non è successa).
Dall’altro lato ci sono i siti specializzati in un tipo particolare di satira, che consiste nel confezionare storie completamente inventate come se fossero vere notizie. Nei casi più noti il confine è molto chiaro e definito (come per Lercio, che fin dal nome dichiara le proprie intenzioni). In altri casi i siti satirici di bufale sono molto meno espliciti nel presentarsi come tali, e sfruttano testate simili a giornali veri per creare confusione. Tra questi per esempio Libero Giornale (che proprio ieri ha diffuso una “notizia” secondo cui Gentiloni avrebbe invitato gli italiani a prepararsi a fare sacrifici e smetterla di lamentarsi) e Il Fatto Quotidaino (che invece parlava nei giorni scorsi di una telecamera nascosta trovata in una cabina elettorale a Pisa).
Ci sarebbe da riderci su, ma il guaio è che spesso tali pseudo-notizie vengono condivise migliaia di volte sui social network, e talvolta ci vuole del tempo prima che qualcuno si prenda la briga di acclarare che si trattava di uno scherzo. Ma comunque il danno è fatto, il debunking in questi casi ha un impatto molto minore della notizia falsa che si è premurato di smentire. Il guaio è quando poi la post-verità entra in politica.
Secondo molti l’elezione di Donald Trump e la vittoria di Brexit sono due esempi eclatanti di vittoria elettorale di chi spacciava per vere teorie e notizie strampalate. Il solo fatto che Trump non creda al riscaldamento globale, processo dimostrato ormai da tempo (come dimostrata è l’influenza delle attività umane sul suo incremento), dovrebbe preoccuparci. Del resto nella storia non sono mancate le occasioni in cui la politica si è fatta abbindolare da guru molto discutibili e teorie prive di fondamento. Ne ricostruisce un breve elenco il debunker Paolo Attivissimo sul suo blog. Per esempio, a proposito di presidenti degli Stati Uniti, sapevate che Ronald Reagan aveva come consigliere speciale un’astrologa? Joan Quigley, questo il suo nome, decideva a che ora era meglio prendere un aereo o tenere una riunione con altri capi di Stato. Arrivò perfino a suggerire al presidente di «evitare l’antagonismo con Gorbaciov perché i due avevano in armonia un pianeta in Acquario» (qui il video di una conferenza di Attivissimo sul tema). Ma non è stato l’unico in passato a cadere vittima della post-verità (anche se allora non si chiamava così): Winston Churchill era devoto a una medium scozzese; Stalin affidò all’agronomo Trofim Lysenko, un ciarlatano, il rinnovamento dell’agricoltura in Urss, causando migliaia di morti per carestia (nonché l’esecuzione di 3mila biologi che si opponevano ai suoi metodi). Per non parlare poi della più grave manifestazione di post-verità al potere mai vista finora: il nazismo. Con la sua pseudo-scienza, esso è arrivato a giustificare la persecuzione delle cosiddette “razze inferiori”, provocando milioni di morti.
Per tornare all’attualità, pochi giorni fa un’assurda teoria complottista ha provocato una sparatoria in una pizzeria di Washington, accusata di essere il ritrovo di pedofili e satanisti (tutto falso). Un ragazzo invece è riuscito a convincere centinaia di persone che la Finlandia non esiste. Quest’ultima può anche essere una cosa divertente, ma ci parla di un mondo in cui, insistendo un po’, con argomentazioni apparentemente coerenti, si possono portare molte persone a credere a cose assurde. E l’apparente “libero accesso alla conoscenza” che molti vedevano in Internet non ci pone al riparo da chi segue i propositi di Protagora: «Render più forte l’argomento più debole».
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