In Italia i reati sono generalmente in calo da molto tempo. L’ultima rilevazione, fatta dal Sole 24 Ore sulla base dei dati sulle denunce diffusi dalle forze di polizia relativi al 2021 e ai primi sei mesi del 2022, parla di un aumento del 7% rispetto al 2020, ma di un calo dell’8,7% rispetto al 2019. Per analisi di questo tipo si tendono a considerare le variazioni rispetto al 2019, perché nel 2020 (ma il discorso vale in parte anche per il 2021) le restrizioni messe in atto per rispondere alla pandemia di COVID-19 hanno portato a un crollo di quasi tutte le tipologie di reati.
Ovviamente non tutto è diminuito allo stesso modo e alcune tipologie di reati sono invece aumentate. Su tutte quella dei reati informatici, sempre più frequenti e sulle cui conseguenze si continua a sapere relativamente poco rispetto ad altri tipi di delitti: «Il crimine online raddoppia (+100% i delitti informatici, con una media di 84 illeciti denunciati al giorno nel primo semestre) e le truffe informatiche, nonostante un primo segnale di flessione nel 2022, risultano in crescita del 18% sul 2019. Inoltre il boom del digitale, alimentato durante la pandemia da didattica a distanza e lavoro da casa, ha spinto gli attacchi ransomware in Italia, che vengono classificati all’interno delle estorsioni (+23% nel primo semestre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2019). “Per aziende oppure ospedali sono diventati attacchi sempre più frequenti che paralizzano l’attività, in cambio di denaro”, spiega il vicedirettore generale del dipartimento di Pubblica sicurezza».
A crescere sono anche le denunce di violenza sessuale: «2.798 episodi nel primo semestre [2022], rispetto ai 2.254 segnalati nel 2019 (+24%), con un incremento del 14% anche di quelle a danno di minori di 14 anni. “Il trend riflette la propensione alla denuncia da parte delle donne, cresciuta grazie a una maggiore sensibilità sociale verso questo tipo di violenze. Ha contribuito anche l’approvazione del Codice rosso e l’estensione normativa delle condotte che configurano questo tipo di reato, alcune ad esempio in altri Paesi vengono definite come atti di libidine”».
Il dato sugli omicidi è invece in calo, ma si collega purtroppo al tema della violenza contro le donne: «Gli omicidi sono stati 289 nel 2021, 4 in più rispetto al 2020, ma 25 in meno rispetto al 2019. La metà (144) sono stati commessi in ambito affettivo. E il 40% delle vittime sono state donne (erano il 35% nel 2019), la quasi totalità (100) uccise in ambito familiare».
Inoltre, si legge in un altro articolo pubblicato sul Sole ieri, sono in aumento i reati commessi da minori. Se nel 2018 il 3,5 per cento dei crimini veniva commesso da ragazzi sotto i 18 anni, oggi sono il 4,3 per cento.
Come nota Sonia Stefanizzi sulla stessa testata, queste variazioni non riflettono la percezione dei cittadini rispetto al tema della sicurezza. In generale, infatti, il sentimento di insicurezza tende ad aumentare in maniera piuttosto generalizzata da tempo, a fronte di dati complessivamente in miglioramento.
Quando si parla di sicurezza, in effetti, la si identifica troppo spesso con la maggiore presenza di forze dell’ordine nelle strade e nelle piazze. Questo, oltre a non essere di per sé garanzia di un aumento di sicurezza per i cittadini, ci fa perdere di vista che stiamo parlando di un fenomeno molto più complesso, sia in termini oggettivi che soggettivi.
«Minime variazioni nel tasso di criminalità in un contesto tradizionalmente privo di fenomeni di illegalità significativi possono originare un aumento esponenziale della percezione di insicurezza rispetto all’entità del fenomeno criminale – scrive Stefanizzi –. […] Data la complessità semantica del concetto di sicurezza urbana, la continua riproposizione da parte della classe politica e dei media del nesso tra sicurezza e preoccupazioni derivanti dal verificarsi di fenomeni criminali, unitamente all’invocazione rituale di misure preventivo-repressive più radicali ed efficaci, ha fatto passare in secondo piano altre dimensioni cruciali dell’insicurezza che dovrebbero rappresentare il terreno privilegiato per qualsiasi politica che intenda aggredire alla radice tale problema».
(Foto di Towfiqu barbhuiya su Unsplash)
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