Anche nel post di oggi continuiamo a guardarci dentro. Meglio capire bene chi siamo, prima di iniziare a esplorare il mondo. Si parla spesso di internet come opportunità per allargare la propria rete di contatti, e per diversificarla. Nel nostro caso però questo tipo di lavoro trae ispirazione da ciò che noi stessi siamo tra le mura della nostra sede associativa. Già, perché pur non avendo mai fatto campagne mirate per diffondere la cultura della donazione anche tra le persone arrivate nel nostro Paese dall’estero, ogni mattina entrano in via Girardi tanti di quelli che sono definiti “nuovi italiani”, che si sono avvicinati spontaneamente alla nostra associazione. Persone che magari per la legge ancora non sono italiani, e dovranno attendere chissà quanti anni per ottenere questo “status”, neanche avessero chiesto chissà quale privilegio. Ma che, molto prima della burocrazia e delle tempistiche dettate dalla normativa, si sentono già parte della nostra comunità, e lo dimostrano concretamente donando il proprio sangue. Segno che la nostra apertura verso l’altro si accompagna all’apertura dell’altro verso di noi. E che la cultura della donazione non ha confini: un monito prima di tutto per noi, che dobbiamo essere capaci di guardare oltre i nostri confini nazionali, e forse oltre il concetto stesso di confine geopolitico. Perché una frontiera può renderci diversi, ma forse può essere uno spunto per renderci conto di quanto invece siamo simili, e quindi paradossalmente avvicinarci.