Il Ministero dell’interno ha deciso di lanciare un messaggio importante sul valore del lavoro di questi tempi. Lo ha fatto con un bando, pubblicato il 9 marzo, in cui cerca un giornalista professionista che lavori per un anno alle dipendenze del ministero, gratis. Proprio così, tra i requisiti specifici (articolo 2) figura l’«iscrizione all’elenco dei giornalisti professionisti», nonché un’«esperienza lavorativa documentabile di almeno 3 anni nel settore della comunicazione e dell’informazione maturata nell’ambito della Comunicazione istituzionale presso le Pubbliche amministrazioni e/o presso questa Amministrazione».
All’articolo 1 si fa esplicito riferimento al «titolo gratuito» dell’incarico, che viene poi ribadito nell’articolo 5, dove si dice che questo «dovrà essere svolto a titolo assolutamente gratuito. […] verranno rimborsate […] eventuali spese di viaggio, di soggiorno e di vitto sostenute per l’espletamento del presente incarico, fuori dal comune di propria residenza». Non sappiamo se qualcuno abbia presentato domanda (il termine scadeva il 18 marzo), ma il fatto che si proponga a un professionista di comprovata esperienza di lavorare gratis per un anno senza speranza di rinnovo (articolo 4) è un fatto grave in sé. È palese peraltro la contraddizione data dal fatto di proporre il lavoro gratuito come occasione per fare esperienza, quando al contempo si chiede che il candidato ne abbia tra i propri requisiti. L’ambito d’impiego è particolarmente delicato, comprendendo tra i vari temi quello del «fenomeno migratorio, caratterizzato da un sempre crescente afflusso di cittadini stranieri sulle coste italiane» (si ignora il fatto che numericamente sono molti di più gli accessi via terra?).
La risposta del ministro Angelino Alfano a chi criticava la scelta di non pagare un professionista facendolo lavorare per un anno prova a ribaltare la questione, instillando un velato senso di colpa in chi lo accusa: «Non sarebbe incardinato in via permanente nei ruoli del Ministero. Non è una novità. Nessuno costringe nessuno. Vediamo se qualcuno vuol dare una mano d’aiuto in questo modo, viceversa prenderemo atto che nessuno ha voglia. Ma suppongo che qualcuno la presenterà, la domanda. Il nostro approccio, ovviamente, non è un approccio sindacale, ma è un approccio che dà l’opportunità di un’esperienza». Si introducono concetti che hanno attinenza col mondo del volontariato («dare una mano»), uniti a uno spostamento del focus dall’ambito professionale a quello formativo. L’invito è a smettere di pensare a ciò che viene negato in termini di diritti del lavoratore e porre l’attenzione sull’«opportunità di un’esperienza».
Ma perché un’esperienza non può essere pagata? E se questa è la contropartita rispetto al lavoro prestato, perché non darla a chi ancora non ne ha? Al limite si poteva rivolgere il bando a un praticante, con l’idea di dargli un’opportunità formativa notevole. A quel punto sì che avrebbe avuto un senso l’uso di certe parole. Qui si chiede però un professionista. «Viene da chiedersi come mai la richiesta non sia stata fatta anche ad altre categorie professionali – dice il segretario Fnsi Raffaele Lorusso –. Immagino che il Viminale retribuisca medici o avvocati secondo i parametri previsti. Mi chiedo cosa accadrebbe se fossero i cittadini a chiedere a parlamentari o ministri di esercitare gratuitamente le loro funzioni istituzionali. Lo dico con tutto il rispetto che si deve ai rappresentanti del popolo. Sono convito che l’attività politica vada retribuita giustamente, così come quella giornalistica che ha ugualmente una dignità costituzionale». Nel bando Lorusso ha riscontrato «una chiara violazione della legge sugli uffici stampa che parla di giornalisti pubblicisti e professionisti nella pubblica amministrazione. Nel bando si fa riferimento solo ai professionisti. C’è una discriminazione ai danni dei pubblicisti. Questo profilo potrebbe essere sicuramente oggetto di un’impugnativa».
Risulta quasi superfluo sottolineare l’ulteriore aggravio dato dal fatto che la richiesta arrivi da un’istituzione pubblica, un ministero, che dovrebbe incarnare i principi costituzionali. Mentre sappiamo che sprechi, compensi esagerati e doppi incarichi dilagano nella pubblica amministrazione, il giornalista viene trattato come risorsa da sfruttare in cambio di vitto e alloggio. Un pessimo esempio di rapporto tra Stato e cittadini.
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