Nelle scorse settimane le inondazioni hanno attraversato l’Europa centrale, inondando intere città e sistemi di transito con uno strato increspato di acqua marrone e torbida. Le alluvioni hanno poi colpito anche l’Italia settentrionale, e in particolare l’Emilia-Romagna.
Più di 20 persone sono state uccise dalle inondazioni in Romania, Polonia, Repubblica Ceca e Austria, e molte altre risultano disperse nei giorni successivi alle forti piogge iniziate giovedì scorso. Altre migliaia, tra cui persone in Ungheria e Slovacchia, sono state sfollate. Lunedì sera, il sindaco di una città polacca ha chiesto a 42.000 residenti di evacuare in vista delle continue precipitazioni.
“Queste inondazioni ci ricordano chiaramente la crescente minaccia di eventi meteorologici estremi indotti dal clima”, ha dichiarato al New York Times Sissi Knispel de Acosta, segretaria generale dell’Alleanza europea per la ricerca sul clima, composta da gruppi di ricerca che studiano il riscaldamento globale.
Le piogge record fanno parte di un sistema di bassa pressione in lento movimento, chiamato Tempesta Boris, che in quattro giorni ha scaricato cinque volte la media delle precipitazioni di settembre, prosegue l’articolo del Times.
Il sistema meteorologico è stato alimentato da un’ondata di aria artica proveniente da nord, che ha fatto crollare le temperature nell’arco di 24 ore. Sebbene non sia inedito che un’ondata di aria polare colpisca l’Europa alla fine dell’estate, potrebbe diventare più probabile che ciò accada in futuro a causa dei cambiamenti climatici.
L’aria fredda si è scontrata con l’aria più calda proveniente da sud, densa di vapore acqueo. Il sovraccarico di umidità proveniva da un Mar Mediterraneo insolitamente caldo, che il mese scorso ha raggiunto la temperatura più alta mai registrata.
Sebbene le inondazioni siano da sempre considerate un evento naturale, è ormai acclarato che le piogge più intense si verificano sempre più spesso a causa del continuo aumento delle emissioni di gas serra, in gran parte causate dalla combustione di combustibili fossili. Le temperature più elevate sulla terraferma e sul mare significano una maggiore umidità nell’atmosfera, e un pianeta più caldo crea un’energia maggiore che può far sì che le tempeste trasformino velocemente in pioggia l’umidità, portando potenzialmente a una tempesta più violenta.
Per prevenire tali esiti catastrofici in futuro, prosegue il Times, l’Europa deve accelerare l’adattamento alle alluvioni. Questi adattamenti potrebbero includere il miglioramento dei sistemi di gestione delle acque piovane, una migliore pianificazione urbana, sistemi di allerta precoce più accessibili e investimenti crescenti in infrastrutture verdi, come la sostituzione delle superfici in cemento con materiali più permeabili o la piantumazione di più alberi.
Come ha dichiarato al Times Diana Urge-Vorsatz, docente presso la Central European University e vicepresidente del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, “le nostre infrastrutture sono state costruite per un clima che non esiste più”.
(Foto di Bratislavský kraj su flickr)
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