A metà dell’anno scorso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) si era data un obiettivo ambizioso: vaccinare contro il COVID-19 il 70 per cento della popolazione di ogni paese al mondo entro giugno 2022.

Dando un’occhiata ai dati raccolti dai ricercatori dell’università di Oxford nella piattaforma Our World in Data, è ormai chiaro che il mondo sarà molto al di sotto di quella soglia entro la scadenza prevista. Solo pochi degli 82 paesi più poveri al mondo – tra cui Bangladesh, Bhutan, Cambogia e Nepal – hanno raggiunto la soglia del 70 per cento di vaccinazione, mentre molti sono fermi sotto il 20 per cento. Per fare un confronto, circa due terzi dei paesi più ricchi del mondo hanno raggiunto il 70 per cento.

C’è un crescente senso di rassegnazione tra gli esperti di salute pubblica, racconta il New York Times, sul fatto che sia possibile prima o poi raggiungere un’alta copertura di vaccinazione contro il COVID-19 nella maggior parte dei paesi a basso reddito, dato che i finanziamenti stanno diminuendo e sia i governi sia i donatori si stanno concentrando su altre priorità.

Da tempo gli esperti avvertono che rinunciare alla vaccinazione di massa potrebbe favorire l’emergere di nuove varianti che metterebbero a rischio gli sforzi fatti fin qui per convivere con il virus.

Meno del 17 per cento degli africani ha ricevuto una dose di vaccino contro il COVID-19, spiega il Times. Quasi la metà delle dosi consegnate al continente finora sono rimaste inutilizzate. A marzo, il numero di dosi iniettate è sceso del 35 per cento rispetto a febbraio.

Secondo alcuni osservatori ci sono ragioni per sperare che la campagna di vaccinazione globale abbia ancora forza. Nonostante il calo rispetto al picco di febbraio, il numero di vaccinazi somministrati ogni giorno in Africa è ancora vicino al picco pandemico. Inoltre le attività di fundraising stanno continuando e sono arrivati impegni di finanziamenti per diversi miliardi di dollari.

Dall’altra parte rispetto ai donatori, si registra però un calo della domanda dei governi, che ha portato alcuni funzionari sanitari ed esperti a mettere in dubbio l’obiettivo del 70 per cento di vaccinazione.

I decessi segnalati da COVID-19 rimangono infatti relativamente bassi nell’Africa sub-sahariana, anche se c’è sempre da chiedersi quanto questo dipenda da una scarsa tracciabilità dei dati. La percezione, comunque, è che in molti paesi della regione la malattia non rappresenti una seria minaccia, o almeno non tanto quanto altri problemi sanitari.

Nelle zone rurali della Repubblica Democratica del Congo, per esempio, dove il tasso di mortalità da COVID-19 è molto basso, c’è un grande aumento di casi di morbillo che minaccia 20 milioni di bambini. In queste condizioni il governo locale ritiene abbia poco senso continuare a destinare risorse pubbliche verso la vaccinazione diffusa contro il Covid.

I governi africani hanno inoltre faticato a distribuire le forniture ricevute fin qui come donazioni dai paesi più ricchi, dunque anche il loro interesse nell’ordinare altre dosi è diminuito.

Anche le evoluzioni del virus stesso hanno avuto un impatto sul cambio di priorità. Quando l’Oms ha stabilito l’obiettivo del 70 per cento, due dosi dei vaccini di Pfizer e Moderna offrivano una protezione molto forte anche contro le malattie lievi, e c’era ancora la speranza che raggiungere alti livelli di copertura vaccinale avrebbe tenuto sotto controllo il virus. Ma l’emergere di nuove varianti, omicron su tutte, e la diffusione del virus in Africa hanno fatto cambiare la valutazione.

Katherine O’Brien, che coordina il lavoro dell’Oms sui vaccini e le immunizzazioni, ha detto che l’agenzia incoraggia i paesi a concentrarsi sui cittadini più vulnerabili piuttosto che vaccinare «un insieme casuale del 70 per cento» delle loro popolazioni, riporta il Times. Molto meglio concentrarsi su alcune categorie più critiche, puntando a vaccinarle del tutto: «Il 100% degli operatori sanitari, il 100% degli anziani, il 100% delle donne incinte, il 100% delle persone fragili».

Resta eticamente e moralmente discutibile, però, pensare di fermarsi qui. È infatti inaccettabile, secondo diversi esperti, il fatto che mentre i paesi più ricchi stanno vaccinando i bambini e distribuendo una quarta dose ai soggetti più fragili, in alcune regioni del mondo la maggioranza delle persone non abbia ancora ricevuto nemmeno una dose.

(Foto di Mohammad Shahhosseini su Unsplash)

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