di Federico Caruso

Mentre dalle nostre parti in ogni sede -dalle dichiarazioni ai telegiornali agli incontri tra pensionati durante le passeggiate ai giardini- ognuno si affanna a dire la propria sulla sentenza di un tribunale verso un ex Presidente del Consiglio, il Presidente degli Stati Uniti d’America si esprime su una sentenza presa dai nove giudici della Corte suprema nei confronti di milioni di persone. Con la votazione del 26 giugno, l’organo giuridico più importante degli Usa ha giudicato incostituzionale il Doma (Defense of marriage act), stabilendo di fatto che i matrimoni gay contratti negli Stati americani in cui sono permessi hanno valore per il governo federale in tutti gli Stati americani, anche in quelli in cui non sono previsti dalle leggi. «Questa decisione è una vittoria per le coppie che hanno combattuto a lungo per essere trattate allo stesso modo dalla legge –ha commentato Barack Obama-; per i bambini i cui matrimoni dei genitori saranno ora riconosciuti come giusti e legittimi; per le famiglie che, infine, riceveranno il rispetto e la protezione che meritano; e per gli amici e i sostenitori che non hanno voluto altro che poter vedere le persone cui vogliono bene trattate equamente e che si sono dati da fare per convincere il loro paese della necessità di cambiare in meglio».

Negli Stati Uniti il dibattito sui diritti civili è senza dubbio giunto a uno stadio più avanzato rispetto al nostro, e lo dimostra il fatto che il voto decisivo a favore di questa sentenza sia arrivato dal giudice Anthony Kennedy, di orientamento conservatore. Per quanto ci riguarda, lungi dall’avere una posizione ideologica e inamovibile al riguardo, ci siamo chiesti quali possano essere le motivazioni contrarie a tale diritto. Da varie ricerche su internet, una delle più gettonate è quella dell’adozione. Equiparando i genitori eterosessuali a quelli omosessuali si toglie ai bambini «il diritto ad avere un padre e una madre, possibilmente biologici, che possibilmente si amino. Un figlio nasce dal frutto dell’amore di suo padre e di sua madre e ha il diritto di conoscerli», ha spiegato Nathalie de Williencourt, portavoce di Homovox, associazione gay francese. Posto che l’adozione è un tema delicato e sono necessarie opportune verifiche in merito alla capacità e possibilità dei genitori di occuparsi del figlio adottivo prima di procedere all’affidamento, ci viene da pensare alle tante coppie separate o divorziate, che magari si sono amate ma non più, che costringono i figli «biologici» a un’esistenza lacerante e a una continua assenza di punti di riferimento genitoriali stabili. Forse, allora, è più importante che in casa ci sia un clima di armonia e serenità, mentre l’eterosessualità dei genitori è un requisito non necessario.

Molti si appellano, restando in tema, al fatto che la filiazione (almeno potenziale) è un requisito fondamentale dell’istituto del matrimonio. Considerando quante coppie sposate non hanno le possibilità economiche o biologiche di mettere al mondo un figlio, o quante coppie invece lo fanno senza però essere sposate, forse anche questo requisito assume contorni un po’ più sfumati e opinabili. Ci sono poi opinioni che escono dall’etica per approdare nell’economia: «Infatti le ragioni che hanno mosso e muovono queste rivendicazioni non sono di natura etica, ma pratica –scriveva Vittorio Sgarbi sul Giornale del 14 marzo 2012-. E riguardano l’assistenza, l’eredità, le pensioni. Da anni la libertà amorosa e la pubblica dichiarazione del proprio orientamento sessuale sono largamente riconosciute. Sono scomparse le figure della ragazza madre e del “finocchio” costretto nel suo ghetto. Dunque cosa pretendere ancora? E qui si apre la resistenza di un governo alle prese con il contenimento della spesa pubblica». Insomma impedire a gay e lesbiche di sposarsi per salvaguardare i conti pubblici. Mah.

In sintesi, un’altra lettura della realtà potrebbe essere che il concetto di famiglia a cui si appellano i più conservatori è stato già pesantemente compromesso da congiunture ben più prosaiche, quali le difficoltà economiche che molti attraversano; la (sacrosanta) possibilità di divorziare ha poi scalfito l’indissolubilità dell’unione, concetto ormai mitico. Inoltre, la possibilità che due persone dello stesso sesso si sposino non impone a nessuno di farlo, quindi gay e lesbiche contrari al matrimonio possono semplicemente non sposarsi. Per gli eterosessuali contrari, non vediamo quale diritto, privilegio o principio possa essere intaccato. Non ce ne vogliano, ma la questione sembra ridursi all’immagine di un bimbo capriccioso che punta i piedi e dice: «No!».