Brancolare nel buio. Avere un attimo di buio. Ricordare epoche buie. Rabbuiarsi. Queste espressioni nascondono la predilezione dell’uomo, tra i cinque sensi con cui si relaziona col mondo, per la vista. Questo status privilegiato dell’occhio fa sì che la sua mancanza, anche temporanea, e solo a livello metaforico, corrisponda a un momento negativo, in cui si perdono i riferimenti spaziali, la memoria è smarrita, la mente si blocca. Ma c’è chi di questo senso deve fare a meno ogni giorno, e proprio per questo ha qualcosa da insegnarci sulle potenzialità degli altri sensi, e su quanto il nostro cervello sia in grado di compensare ciò che non può vedere sfruttando il tatto, l’olfatto, l’udito, il gusto. Parliamo di ciechi e ipovedenti. Da alcuni anni in Italia si può fare un’esperienza multisensoriale che prende come pretesto proprio uno dei vizi più noti degli italiani, la gola. Quale migliore momento per proporre un’idea originale se non una cena? Che è poi da sempre per le famiglie il momento di discussione e condivisione, in cui attraverso il dialogo ci si ripulisce interiormente, lasciando che grazie alla parola gli eventi della giornata lascino il nostro corpo, permettendoci di finire la conversazione più leggeri. (D’accordo, forse in molti casi il quadretto familiare non è così netto e definito, ma la sostanza cambia poco). Ecco perché è risultata vincente l’idea dell’Unione italiana ciechi di organizzare periodicamente quelle che si chiamano “cene al buio”.

«L’idea ci è venuta nel 2009 -racconta Eugenio Tomasoni, responsabile della sede Uici (Unione italiana ciechi e ipovedenti) di Legnano-, e inizialmente era legata a un progetto didattico sviluppato in collaborazione con una scuola alberghiera. Gli studenti preparavano i piatti, noi li accompagnavamo in uno stare a tavola per loro molto diverso dal solito, visto che avveniva in condizioni di totale oscurità. Poi la collaborazione è finita e abbiamo deciso di aprire la proposta al pubblico, appoggiandoci a un catering esterno e continuando a sfruttare gli spazi di Villa Corvini, a Parabiago». Da allora, siamo a giugno del 2010, l’Uici ha continuato a organizzare cene una volta al mese, coinvolgendo di volta in volta dalle 25 alle 40 persone. «Per un attimo, il tempo di una cena, bisogna sospendere le proprie paure e le proprie ansie -riprende Tomasoni-. Il nostro cervello impiega in realtà pochi minuti ad abituarsi alla situazione di totale oscurità, e gli altri sensi si riattivano permettendo a tutti di vivere un’esperienza di risveglio sensoriale». Insomma, a stare troppo concentrati a guardare ciò che succede fuori abbiamo perso l’abitudine a guardarci dentro. In questo senso, il buio è un mezzo efficace per tornare a portare l’attenzione su di noi. Le prossime cene al buio sono già pianificate fino a fine anno. Queste le date: 28 maggio, 17 settembre, 15 Ottobre, 12 novembre, 17 dicembre. Se siete interessati a partecipare, i recapiti sono questi: Uici di Legnano, telefono con segreteria: 0331 543 631; Michele, cellulare: 339 8870111; amicizia in Facebook: Uici legnano. La prenotazione è obbligatoria. Per gli studenti delle scuole elementari e medie, che ancora non hanno tra le loro abitudini quella di uscire a cena, la Uici di Legnano organizza periodicamente degli incontri nelle classi, in cui gli studenti sono coinvolti in giochi e prove in cui possono sperimentare l’uso di un senso per volta, rigorosamente bendati.