Fotografia di Dennis Langerak

Sui referendum del 12 e 13 giugno abbiamo speso molte parole di sensibilizzazione nelle settimane precedenti al voto. Poi, non si è saputo più nulla a proposito dei quesiti relativi alla gestione dell’acqua pubblica. Da una lettera di padre Alex Zanotelli apprendiamo che Napoli, dal 26 ottobre, è il primo Comune italiano ad aver dato seguito a quella disposizione. Ne pubblichiamo uno stralcio, il testo integrale lo trovate qui.

«Il Consiglio Comunale di Napoli , in seduta pubblica e solenne al Maschio Angioino, vota la ripubblicizzazione del servizio idrico, che sarà gestito da un ente di diritto pubblico, “Acqua Bene Comune Napoli” in sostituzione dell’Arin Spa. Napoli diventa così la prima grande città italiana che decide di ‘obbedire’ al Referendum sull’acqua (12-13 giugno 2011), ripubblicizzando la propria acqua e ripudiando la formula della Spa. Per questa vittoria siamo grati al nostro sindaco De Magistris e al professor Lucarelli, assessore ai Beni comuni, ma soprattutto dobbiamo dire grazie alla tenacia e alla grinta dei Comitati campani per l’acqua pubblica. Sono loro i veri artefici di questa straordinaria vittoria: è la cittadinanza attiva di questa città e regione , che si è impegnata a fondo e per lunghi anni, per difendere la Madre, l’acqua, la madre di tutta la vita.

È dal 2004, quando i 150 comuni di Napoli e Caserta avevano votato la privatizzazione dell’acqua, che i comitati si sono battuti per ottenerne la ripubblicizzazione. Uno straordinario impegno dei comitati è riuscito, in meno di due anni, a rovesciare quella decisione. Fu però una vittoria di Pirro, perché non fu mai tradotta in atto amministrativo per la netta opposizione di Bassolino-Iervolino. Ma il movimento non si è mai arreso, ed è riuscito a contenere le forze privatizzatrici. La svolta è arrivata con l’elezione di De Magistris a sindaco di Napoli e con la vittoria del referendum sull’acqua. Quando inizieremo a premere su Milano, Torino, Genova, Roma, perché si ripeta il “miracolo” di Napoli?

È un compito immenso quello che ci attende: tradurre localmente il referendum, in barba ai partiti, in barba ai potentati economico-finanziari. Per continuare l’impegno sull’acqua, il Forum nazionale dei comitati dell’acqua ha indetto una manifestazione nazionale a Roma, il 26 novembre e in questa occasione, lancerà una campagna di “Obbedienza civile”: si invitano tutti i cittadini a “obbedire” alle decisioni referendarie. Una di queste è che non si può guadagnare sull’acqua, per cui chiederemo a tutti i cittadini/e di autoridursi le bollette del 7%. Infatti, quel 7%, dato per la remunerazione del capitale, è stato abolito dal referendum.

La nostra azione non interesserà solo l’Italia, ma anche l’Unione europea. Per questo, il 10-11 dicembre si terrà a Napoli il primo incontro della Rete europea dei comitati per l’acqua pubblica. Questo per portare un milione di firme al Parlamento Europeo perché dichiari l’acqua un bene comune. A Bruxelles le multinazionali fanno una pressione enorme sul Parlamento perché dichiari l’acqua una merce. Ma il nostro deve essere un impegno mondiale. Dobbiamo prepararci ad andare a marzo a Marsiglia dove si terrà il Consiglio mondiale dell’acqua, che è nelle mani della Banca mondiale e delle multinazionali dell’acqua. Noi dobbiamo forzare l’Onu a convocare il suo Consiglio mondiale dell’acqua per proclamare al mondo che l’acqua è un diritto fondamentale umano, è un bene comune che deve essere gestito come patrimonio dell’umanità. “Nel nostro pianeta ogni forma di vita può nascere e svilupparsi solo in presenza di acqua -ha scritto Roberto Lessio – che si tratti di un germoglio di un seme nella terra, dell’incubazione di un uovo, della fecondazione e dello sviluppo di un embrione in utero. L’acqua è il punto di congiunzione tra il nulla, la vita e il Creato”. Diamoci da fare perché vinca la Vita!»

Padre Alex Zanotelli