Da ieri è online il sito di un nuovo quotidiano, che farà presto la sua comparsa anche in edicola: Pagina99. È un momento davvero critico per il giornalismo e l’editoria in Italia, e quindi ci sembra degno di interesse il fatto che qualcuno voglia provare a inserire nel coro una voce nuova. A finanziare l’iniziativa figure che hanno passato la propria vita professionale tra l’editoria e la finanza, come spiega l’editoriale di presentazione della testata: «Pagina99 è finanziato da Finam Media, società fondata da Emanuele Bevilacqua, giornalista, editore, fino al 2013 amministratore delegato di Internazionale; Mario Cuccia, manager con lunga esperienza nel settore bancario e assicurativo; Guido Paolo Gamucci, investitore privato molto impegnato nel finanziamento delle startup in rete».
Considerando l’articolo che abbiamo appena citato come il manifesto del nuovo giornale, è interessante notare come esso sia bilanciato in maniera abbastanza simmetrica tra intenzioni editoriali e aspetti tecnologici di sviluppo dell’attività. Fin dalle prime righe il quotidiano si definisce un «laboratorio», quindi, in teoria, con un approccio diretto a costruire giorno per giorno le pratiche redazionali sperimentando il modo migliore di fare buona informazione, senza formule né idee precostituite su ciò che la gente dovrebbe o non dovrebbe sapere e pensare. La sintesi del discorso sta forse tutta in questa frase: «Vorremmo contribuire a cambiare l’informazione per cambiare quel che non va nel nostro paese. Vorremmo parlare di economia e di cultura dando spazio a quelli che fanno le cose e che non vivono di rendita. Se ne sente un gran bisogno e vediamo che molti ci stanno provando. Vogliamo farlo anche noi. […] Ecco allora il progetto: un ecosistema d’informazione costruito con data editor che controllano l’affidabilità dei numeri, processi di verifica incrociata delle notizie, forte coinvolgimento dei lettori e tecnologie per personalizzare la fruizione».
C’è qualcosa di rivoluzionario e al contempo di molto antico in queste parole. La ricerca dell’affidabilità, la verifica delle notizie, sono espressioni che si usavano alle origini del giornalismo, almeno così come inteso dai grandi giornali della tradizione statunitense. Parole che vanno in direzione opposta allo schiacciamento verso il basso della qualità che ha subito l’informazione italiana, anche a causa di un atteggiamento sbagliato di fronte alle opportunità (e ai rischi) di internet. L’immediatezza della pubblicazione è diventata la massima priorità per tutti (con rare e lodevoli eccezioni), la verifica della notizia è un processo che spesso si rimanda a un secondo momento, in cui si avrà tutto il tempo di correggere il tiro o eliminare ogni traccia della news (per quanto possibile). Per carità, non che il passato fosse l’el dorado del giornalismo, però è indubitabile che oggi sia molto più complicato trovare informazione di qualità, perché le regole sono l’approssimazione e la ricerca di attrazione del pubblico a qualsiasi costo.
Tornando a Pagina99, vi è una vocazione tecnologica dichiarata quando si elencano i quattro canali che comporranno il flusso informativo della testata: «a) un sito web che fornirà gli? aggiornamenti e gli approfondimenti in un nastro continuo, b) un quotidiano cartaceo dal martedì al venerdì con una foliazione agile di 16 pagine, c) un’edizione weekend al sabato di 56 pagine d) un’edizione per tablet e smartphone». Un’offerta piuttosto ampia, in cui spicca la scelta di mettere al primo posto dell’elenco il sito internet, poi le edizioni cartacee e infine ancora un riferimento al digitale. Il lavoro si giudica sempre a cose fatte, con tutte le attenuanti di un prodotto nuovo che avrà bisogno di tempo per mettere a posto il tiro, ma intanto, se dovessimo esprimere un giudizio a partire dalle parole dei tre direttori (Emanuele Bevilacqua, Roberta Carlini e Jacopo Barigazzi), non potrebbe che essere positivo. In bocca al lupo alla redazione.