Se vi sembra che la crema solare che state usando non protegga abbastanza, probabilmente è perché ne mettete troppo poca. Secondo gli esperti, spiega il Washington Post, bisognerebbe applicare «l’equivalente di un bicchierino di protezione solare (circa 30 grammi) per tutto il corpo». Secondo un articolo del Post di qualche anno fa, anch’esso basato su letteratura scientifica, «La crema che sta nel palmo di una mano è di solito sufficiente per gambe, braccia, viso e collo di un adulto, se si espone anche il busto ne serve di più».
Può sembrare un argomento frivolo, ma in un periodo in cui moltissime persone sono in vacanza e intente a godersi il sole estivo, curare la pelle diventa una questione di salute, oltre che di estetica. La protezione solare, infatti, oltre a prevenire i segni dell’invecchiamento della pelle, serve anche a ridurre il rischio di sviluppare tumori cutanei, ma solo se la si applica nel modo giusto.
Innanzitutto, come si diceva, la tendenza è ad applicare molta meno crema di quanta ne servirebbe, forse perché certi marchi puntano molto sul marketing del prodotto e, quando il prezzo sale, tendiamo tutti a diventare più parsimoniosi.
Ma, oltre alla quantità, anche la frequenza è importante. Il consiglio è di applicare la crema 15-30 minuti prima di esporsi ai raggi solari. Se si sta all’aperto a lungo, poi, la crema va riapplicata almeno ogni due ore; più spesso se si suda, si fa il bagno o si strofina su tessuti, perché parte della crema scivolerà via.
Un altro aspetto importante è limitare, in ogni caso, l’esposizione prolungata ai raggi solari. Anche applicando correttamente la crema solare non si ha “carta bianca” per stare al sole una giornata intera. Il consiglio qui è di alternare l’esposizione al sole con momenti passati all’ombra, usare indumenti protettivi (non tutti lo sono), occhiali da sole e coprirsi il capo.
Quale protezione usare dipende molto dal proprio fototipo, ossia dalla carnagione e da come questa reagisce ai raggi solari. Convenzionalmente sono stati individuati sei fototipi, dal più sensibile (carnagione molto chiara, facile alle scottature, non si abbronza) a quello che resiste meglio (carnagione scura, non si scotta, si abbronza subito). Nell’articolo del Post trovate una tabella con i livelli di protezione consigliati a seconda del fototipo. Comunque, «I fototipi più sensibili e i bambini dovrebbero evitare il sole nelle ore centrali della giornata, quando la concentrazione di UVA e UVB è più alta».
Nell’ambito “leggende metropolitane”, l’articolo del Washington Post sconsiglia di sostituire la crema solare con l’olio di cocco. È infatti escluso che quest’ultimo possa proteggere la pelle e anzi, essendo idratante, potrebbe favorire una maggiore penetrazione dei raggi UV creando rischi per la salute.
Un’altra leggenda metropolitana molto diffusa è che usando le creme solari “non ci si abbronza”. «Non è vero – spiega il Post –. Le creme solari non impediscono l’abbronzatura, semplicemente la rallentano, perché nel frattempo permettono di moderare la quantità di raggi UV potenzialmente rischiosi che vengono assorbiti dalla pelle».
[Con questo post vi salutiamo e vi diamo appuntamento al 22 agosto per la prossima pubblicazione. ZeroNegativo va in vacanza, ma la sede di Avis Legnano resta aperta, seppure con orario ridotto. Buona estate, e occhio alle scottature!]
(Foto di Ferran Feixas su Unsplash)
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