Dimenticare informazioni di qualunque tipo, anche dopo pochi istanti che le abbiamo acquisite, è un’esperienza comune. Può essere molto fastidioso, e talvolta preoccupante, ma non sempre è il segnale che qualcosa non va.
Un articolo su The Conversation spiega che il ciclo che porta dalla ricezione di un’informazione al suo riutilizzo in un momento successivo passa per tre fasi: dobbiamo codificarla, memorizzarla e poi recuperarla quando serve. L’oblio può avvenire in qualsiasi momento di questo processo.
Tutto il ciclo riguarda i nostri livelli di attenzione. Se qualcuno si presenta a una cena mentre stiamo prestando attenzione a qualcos’altro, non codificheremo mai il suo nome. È un errore del tutto normale e comune.
Abitudini e schematismi, come mettere le chiavi sempre nello stesso posto, per non doverne codificare ogni volta la posizione, possono aiutarci a superare questo problema. Anche l’esercizio è importante per la memoria. Se non esercitiamo le cose apprese, le perdiamo. I ricordi che durano più a lungo sono infatti quelli che abbiamo ripetuto più volte.
Nel 1880, racconta l’articolo, lo psicologo tedesco Hermann Ebbinghaus insegnò a un gruppo di persone delle sillabe senza senso e dimostrò che, in assenza di prove, la maggior parte della nostra memoria svaniva nel giro di un giorno o due. Tuttavia, se le persone ripetevano le sillabe a intervalli regolari, aumentava drasticamente il numero di sillabe che potevano ricordare per più tempo. Questa necessità di ripetere può essere un’altra causa delle nostre dimenticanze quotidiane.
Con l’avanzare dell’età, aumentano le preoccupazioni per l’integrità della propria memoria. È vero che le nostre dimenticanze si accentuano, precisa l’articolo, ma questo non significa sempre che ci sia un problema.
Più viviamo, più esperienze facciamo e più dobbiamo ricordare. Non solo, ma le esperienze hanno molto in comune, il che significa che può diventare difficile separare questi eventi nella nostra memoria. Se si è fatta una vacanza al mare in Spagna una sola volta, la si ricorderà con grande chiarezza. Tuttavia, se le vacanze dello stesso tipo in Spagna sono molte, in città e in tempi diversi, allora ricordare se qualcosa è successo nella prima vacanza a Barcellona o nella seconda, o se vostro fratello è venuto con voi a Maiorca o a Ibiza, diventa più difficile. In questo caso la sovrapposizione dei ricordi, o interferenza, ostacola il recupero delle informazioni.
Vi è poi il problema opposto, ossia l’impossibilità di dimenticare un certo evento. Il disturbo da stress post-traumatico è un esempio di questo: il ricordo traumatico è persistente, non svanisce e spesso disturba la vita quotidiana. Si possono avere esperienze simili con ricordi persistenti in caso di lutto o depressione, circostanze che possono rendere più difficile dimenticare le informazioni negative. In questo caso, dimenticare sarebbe estremamente utile.
L’ultima considerazione dell’articolo è che, se anche con l’avanzare dell’età le dimenticanze diventano sempre più frequenti, dimenticare nomi o date non compromette necessariamente il processo decisionale. Le persone anziane possono infatti avere una profonda conoscenza e un buon intuito, che possono aiutare a contrastare questi vuoti di memoria.
Naturalmente, a volte le dimenticanze possono essere un segnale di un problema più grave, e quindi è bene rivolgersi al medico. Fare sempre le stesse domande è un segno che la dimenticanza non è solo un problema di distrazione. Allo stesso modo, perdere l’orientamento in aree molto familiari è un altro segno che qualcosa non va. E mentre dimenticare il nome di una persona a cena è normale, non lo è dimenticare come si usano forchetta e coltello.
(Foto di bady abbas su Unsplash)
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