In tema di Ogm, l’Italia viaggia su binari paralleli. Da un lato, la ricerca scientifica non evidenzia alcun pericolo per la salute, dall’altro politica e magistratura continuano a vietarne lo studio e la produzione. Il panorama è reso ancora più schizofrenico dal fatto che, pur non potendo coltivare piante Ogm, continuiamo a importarne a tonnellate ogni giorno. Roberto Defez, direttore del Laboratorio di Biotecnologie Microbiche all’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Napoli, spiega la situazione in un articolo uscito ieri sulla Domenica del Sole 24 Ore.
L’Italia sul tema degli Ogm non è un Paese normale. Parlando di Organismi Geneticamente Modificati dall’Italia crediamo si tratti di un flagello planetario. In realtà l’Italia fa storia a sé. Lo spiega bene un recente testo che analizza tutti gli articoli scientifici inerenti la sicurezza alimentare degli Ogm. Il 95 per cento di questi sono rassicuranti, solo il 5 per cento (35 articoli) lanciano allarmi sulla sicurezza sanitaria degli Ogm. Di questi 35, ben il 43 per cento sono prodotti da ricercatori italiani e soprattutto se analizziamo solo quelli che riguardano il principale prodotto Ogm, ossia la soia geneticamente migliorata, l’87 per cento di tutti gli articoli scettici pubblicati al mondo sono prodotti da due soli laboratori italiani.
Italia uber alles? No, forse Italietta under alles. I due laboratori in questione sono quello del docente di veterinaria dell’Università Federico II di Napoli, Prof. Federico Infascelli e quello del Professore Associato Manuela Malatesta microscopista all’Università di Verona. Già diversi articoli di entrambi sono stati ritirati dalla letteratura scientifica per evidenti manomissioni o carenze scientifiche.
La soia in questione è quella che l’Italia usa da 21 anni, consumando 10 mila tonnellate al giorno, 365 giorni l’anno, di derivati di soia Ogm. Con questa soia Ogm facciamo tutti i prodotti tipici più famosi e più esportati (e imitati) delle nostre produzioni di alta qualità. Dati che Coldiretti dimentica sistematicamente di spiegare nella sua accanita campagna contro l’innovazione in agricoltura. Ma nei consorzi agrari legati a Coldiretti si vendono mangimi Ogm e quindi a trarne vantaggio sono solo gli agricoltori esteri che vendono qui gli Ogm che da noi è vietato coltivare . La gran parte dei mangimi venduti in Italia contiene Ogm: ancora una volta è l’87 per cento di tutti i mangimi venduti in Italia.
Dentro c’è tanta soia Ogm, che non si può coltivare in Europa, e c’è anche mais Ogm che invece, in una sola versione, si potrebbe coltivare in Europa. Si tratta della versione Mon 810, che importiamo dal 1996 (e fuori brevetto dal 2015). Ha un solo gene in più rispetto al mais tradizionale. Oggi stiamo importando decine di varianti più complesse ed efficienti, che hanno fino ad otto diversi geni aggiunti per ridurre l’uso di pesticidi ed aumentare la sicurezza sanitaria del mais prodotto.
Un manipolo di agricoltori visionari in Friuli si è messo in testa da oltre un decennio che se potevano usare mais Ogm venduto dai Consorzi agrari, allora volevano anche coltivarselo. Dopo anni di battaglie legali, nel 2013, Silvano Dalla Libera e Giorgio Fidenato hanno lecitamente piantato mais Mon 810 sui loro terreni. Hanno avuto ottimi raccolti, più sani, senza usare insetticidi, senza disturbare in alcun modo le coltivazioni confinanti di mais tradizionale e che hanno rivenduto regolarmente con tanto di fattura con IVA. Non avevano solo abbattuto dei pregiudizi, ma anche la legge penale 212 che dal 2001 paventava fino a tre anni di reclusione per chi avesse piantato semi Ogm. Grazie ai loro ricorsi, lo Stato italiano si è dovuto inghiottire una legge illegale abrogata da una sentenza della Corte Europea di Giustizia.
Ma l’Italia non è un Paese normale e così mentre le piante di mais Ogm erano in fiore, il 12 luglio 2013, i ministri De Girolamo, Orlando e Lorenzin (Agricoltura, Ambiente e Sanità) hanno emanato un nuovo decreto che vietava la coltivazione di mais Ogm. La motivazione supera la fantascienza. I tre dotti ministri spiegavano che il mais Ogm si difende da solo dall’aggressione di una farfalla parassita, la piralide, che depone uova sulle foglie di mais. Ma le stesse uova vengono infettate da un altro insetto, un imenottero. Questo imenottero, come il cuculo, inietta le sue uova in quelle di piralide.
I tre saggi temevano che il mais Ogm diminuisse la deposizione delle uova di piralide e quindi riducesse le popolazioni di imenotteri. Ma, non solo la piralide non ha problemi a deporre uova sul mais Ogm (le uova non mangiano mais Ogm, solo le larve), ma soprattutto sul mais non-Ogm si spruzzano insetticidi a più riprese. Gli insetticidi ammazzano piralide e imenotteri oltre alle api, farfalle e coccinelle.
Contro quel decreto bislacco Fidenato fece ricorso al TAR del Lazio e perse. Poi fece ricorso al Consiglio di Stato e perse di nuovo. Solo dopo aver completato queste stazioni della passione, Fidenato si è potuto rivolgere ad un ente superiore: la Corte Europea di Giustizia.
La sentenza del 13 settembre 2017 è una sentenza storica. Non solo dà torto ai tre ministri, ma fa molto di più. Spiega che il principio di precauzione non si applica al caso degli Ogm. Un pilastro su cui è poggiata la strategia internazionale della paura dell’innovazione cade per merito di un singolo, ostinato agricoltore italiano. La Corte sembra spiegare che certo se si vuol accendere un fiammifero il una stanza piena di gas è un pericolo.
Ma se il gas è erogato da ugelli ben congegnati, convogliato da tubi gialli con la data di scadenza stampata sopra, se esistono blocchi, riduzioni e chiavi d’arresto, il timore di accendere il gas si stempera nel primo gesto che facciamo al risveglio quando, mezzi addormentati, mettiamo la macchinetta del caffè sul fuoco. Le regole che circondano gli Ogm sono così rassicuranti che non abbiamo nulla da temere. Ed infatti non li temiamo nella sostanza. Basti pensare che il 70 per cento del cotone mondiale è Ogm e con quel cotone ci curiamo le ferite: senza intossicazioni o allergie.
Ma i profeti della paura hanno già alzato un nuovo muro, la legge europea 412/2015, che impedisce agli agricoltori di coltivare piante Ogm e agli scienziati di studiarli, ma che lascia spalancate le porte alle importazioni di derrate Ogm. Ma oramai abbiamo imparato che i muri prima o poi cadono e che le leggi contro gli Ogm sono leggi scadenti. Scadenti in tutti i sensi.
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