Da giorni si ipotizza un ritorno della gestione della Protezione civile in seno al Ministero dell’interno. Secondo diverse voci del terzo settore, questa ipotesi costituirebbe un brusco passo indietro rispetto al sistema attuale, che vede il Dipartimento direttamente legato alla Presidenza del Consiglio.
«In un momento in cui il nostro Paese è colpito da calamità naturali che si trasformano in tragedie e in cui non si investe nella prevenzione e mitigazione dei rischi, sarebbe un gravissimo errore rinunciare a uno dei pochi elementi positivi che ci consente di rispondere alle emergenze in maniera efficace e tempestiva». Questo il commento di Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente, che prosegue: «La nostra Protezione civile rappresenta una specificità positiva, considerata con ammirazione anche all’estero. Affidare la gestione di un sistema così articolato e complesso al Ministero dell’interno, sarebbe come farlo tornare indietro di anni e soprattutto non si capisce quale utilità ne ricaverebbe il Paese».
Dello stesso segno l’opinione di Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze): «Cambiare questo sistema significherebbe ridurre la sicurezza di territori e comunità già fragili ed esposte a rischi, come sta succedendo proprio in questi giorni in varie zone d’Italia, dove il volontariato è impegnato non solo nell’emergenza, ma anche e soprattutto nella prevenzione. È intollerabile che un sistema funzionante, soprattutto nel momento in cui è chiamato a intervenire su vasta scala, venga costantemente messo in discussione senza mai coinvolgere gli organismi che ne fanno parte, senza una discussione seria e costruttiva sul futuro e sulla funzione della Protezione civile».
Il perché di tanta preoccupazione è dovuto al grande vantaggio costituito dal fatto di poter sfruttare «il coordinamento operativo tra Difesa, Trasporti, Sanità, Lavori pubblici e Strutture operative, oggi garantito dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dal Dipartimento di protezione civile», mentre «ci si scontrerebbe con il netto dissenso della associazioni di volontariato, pregiudicando, forse, l’apporto che oggi offrono», ha dichiarato Salvatore Chiaramonte, segretario nazionale Fp-Cgil.
Va sottolineato che al momento si tratta solo di voci di corridoio, ma il fatto che lo stesso Dipartimento abbia pubblicato un comunicato stampa ufficiale in cui esprime preoccupazione per il clima di confusione generato da tale ipotesi, fa pensare che questa sia realmente in corso di valutazione. Da parte nostra, crediamo che la Protezione civile debba rimanere dove sta, ossia sotto alla Presidenza del Consiglio.
Semmai, auspichiamo un intervento che vada a modificare l’insieme di leggi di conversione sui “grandi eventi” che, tra il 2001 e il 2006, ha allargato le competenze del Dipartimento. Se è infatti un ottimo sistema quello che consente di semplificare le procedure burocratiche in territori dichiarati in stato d’emergenza, lo stesso può creare gravi distorsioni in caso di avvenimenti particolari, dichiarati tali dal governo. La Protezione civile diviene allora una sorta di agenzia pubblica in grado di gestire appalti in deroga alle leggi ordinarie, con grave violazione delle normali regole di concorrenza e trasparenza. Va detto che, dopo le dimissioni di Guido Bertolaso, il fenomeno “grandi eventi” si è interrotto. Ma la legge è ancora lì, e da un momento all’altro l’”agenzia” potrebbe riaprire i battenti.