Nelle slide presentate dal governo per sintetizzare i risultati dei primi due anni (o meglio “#ventiquattromesi”) di lavoro, manca un risultato che in tanti aspettavano: riuscire a ridurre in maniera considerevole i costi della spesa pubblica. Dopo aver sprecato il contributo di un commissario alla spending review molto qualificato come Carlo Cottarelli, sostituito dall’attuale Yoram Gutgeld, il governo ha fatto qualche passo importante con la centralizzazione degli acquisti. «Lo sconto sul prezzo unitario spuntato dalla Consip (la Centrale unica di acquisti pubblici) – scrive il Corriere della sera – raggiunge punte del 51 per cento per alcuni modelli di stampanti, del 43 per cento per la telefonia fissa, del 52 per cento per dei modelli di fotocopiatrici. Notevoli anche i risparmi per l’acquisto di autoveicoli: dal 18,5 per cento delle city car al 26 per cento di furgoni autocarri e minibus. Nel settore dell’Ict (computer, software e telecomunicazioni) il taglio dei prezzi sui server oscilla tra il 20 per cento e il 37 per cento, sui pc portatili tra il 7 per cento e il 15 per cento, sui pc desktop arriva fino al 21 per cento». L’operazione consentirà un risparmio di circa 25 miliardi di euro nel triennio 2014-2016. Sicuramente risultati importanti, ma che non spostano di molto la bilancia della spesa complessiva, che secondo le ultime indagini si aggirava intorno agli 800 miliardi di euro all’anno.
La Corte dei conti, nella sua relazione in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha sottolineato che una piccola riduzione delle spese c’è stata, ma a preoccupare è soprattutto la qualità dei tagli. Riportiamo le parole del presidente della Corte Raffaele Squitieri, contenute in un articolo del Corriere: «Il contributo dalla revisione di spesa, infatti, nota Squitieri, non deriva solo da efficienza e razionalizzazione ma anche “da operazioni assai meno mirate di contrazione, se non di soppressione, di prestazioni rese alla collettività”». Dunque si taglia poco e male, e con una ridotta capacità di proiezione per il futuro: «In un quadro prospettico di finanza pubblica “che impone ancora di trovare spazi per correzioni non marginali della spesa, anche allo scopo di consentire di affrontare la questione complessa del carico fiscale” nei prossimi anni “i margini di risparmio dal lato delle spese potrebbero rivelarsi limitati”». Purtroppo il contenuto della relaziona annuale della Corte risulta piuttosto ripetitivo di anno in anno: nessuno dei governi che si sono avvicendati nell’ultimo periodo ha saputo imprimere un cambio di rotta rispetto al continuo aumento dei costi della pubblica amministrazione, se non tagliando su servizi essenziali come la salute pubblica o le pensioni. Nessuno ha avuto la determinazione di andare a intaccare i diritti acquisiti da chi ha un patrimonio alto o altissimo, per fare risparmiare risorse preziose allo Stato e magari redistribuire a vantaggio di chi è più in difficoltà.
Un altro dato preoccupante, descritto in un report del ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia, è l’aumento delle spese per consulenze esterne negli incarichi pubblici nel 2014. In quell’anno, si legge su Repubblica, «l’aumento è stato del 61,32 per cento con “l’ammontare dei compensi erogati, che sono passati da 737.879.446,55 a 1.190.319.167,47 euro, in controtendenza con la diminuzione della spesa” degli anni precedenti». Potrebbe anche trattarsi di un dato positivo se visto in prospettiva, perché parte dell’aumento non è dovuto a nuovi incarichi, bensì al fatto che sono state liquidate molte prestazioni che erano in attesa. Non sappiamo tuttavia se queste siano state poi rinnovate. Durante l’anno considerato le consulenze complessive sono aumentate di poco (1,5 per cento), ma è cresciuto il numero di persone coinvolte: «Nel 2014 è aumentato in modo considerevole il numero di incarichi liquidati (40,24 per cento) – si legge nella relazione, riporta il Sole 24 Ore –. Se le consulenze sono rimaste sostanzialmente le stesse è aumentato il numero dei soggetti chiamati a svolgerle: +15,66 sul 2013». La situazione è tutt’altro che chiara, ed è solo una delle slide che andrebbero a comporre una ipotetica “presentazione PowerPoint” sulle criticità di questo governo, che purtroppo non sarà mai realizzata.
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