Oggi abbiamo fatto una scelta iconografica forse poco elegante. Ma ci è parsa la più diretta, la più chiara per spiegare perché nel nostro Paese il blog di un’associazione di donatori di sangue, come Zeronegativo, debba occuparsi tanto spesso di politica. Che non vuol dire schierarsi, non ci compete e non l’abbiamo mai fatto; ma tenere alta la guardia, questo sì, è nostra prerogativa, come lo dovrebbe essere di ogni cittadino.

Ma torniamo all’immagine che accompagna questo articolo. La moneta da un euro, fuori da un contesto dato, è una ricchezza potenziale, come un gettone davanti a diverse urne, e una mano che decide in quale inserirlo. Ogni urna è un capitolo di spesa: welfare, sostegno alle imprese, grandi opere, gestione della pubblica amministrazione, spese militari, finanziamenti alle imprese, alle famiglie, alla cultura, ecc. A noi, in quanto operatori del terzo settore, interessa che quell’euro finisca nelle tasche giuste, quelle che ne hanno davvero bisogno, e che si smetta di foraggiare chi da anni approfitta di leggi inique per consolidare la propria posizione.

Dal generico al particolare, si potrebbe parlare per esempio del finanziamento pubblico ai partiti. Gli italiani lo abolirono nel 1993 con un referendum dal risultato inequivocabile: i sì furono il 90,3 per cento. Peccato che da allora si sia cambiato loro l’abito, chiamandoli “rimborsi elettorali”, salvo poi permettere che crescessero a dismisura nel corso degli anni. Si è ricordato di questa distorsione normativa il Fatto quotidiano, che in questi giorni ne ha scritto corredando l’articolo con un’infografica.

Si scopre così che nel 2011 gli italiani hanno versato nelle casse dei partiti circa 217,5 milioni di euro (il calcolo di queste cifre è sempre complicato), sommando i 180 milioni di rimborsi e i 37,5 come finanziamenti ai giornali di partito. Dal 1998 al 2008 i “rimborsi” sono aumentati del 1.110 %. Sul sito del Governo sono elencati i contributi erogati nel 2010 per gli organi di partito (relativi al 2009): l’Unità (vicino al Pd) 6,3 milioni di euro, la Padania (Lega Nord) quasi 3,9 milioni, Europa (in area Pd) ha incassato 3,5 milioni, Liberazione (Rifondazione) 3,3 milioni, il Secolo d’Italia (Futuro e libertà) 2,9.

Per ricollegarci a quanto si diceva in apertura, sono tutti numeri che ci riguardano. Che i cittadini, diciott’anni fa, decisero di dirigere altrove, salvo scontrarsi con governi che, una legislatura dopo l’altra, hanno confermato e consolidato i contributi ai partiti. E noi continueremo a farlo notare, perché un euro sprecato è un euro sottratto alle politiche sociali, al volontariato, alla ricerca, alla cultura. A tutto ciò che può contribuire a risollevare un Paese. La crisi c’è ed è normale che richieda sacrifici, ma se iniziassimo a tagliare le spese inutili, avremmo un punto d’appoggio più stabile per il rilancio.