Tra i tanti aspetti controversi e criticati della legge sulla par condicio (cioè la n. 28 del 2000), c’è il divieto (art. 8) di diffondere i risultati di sondaggi nei quindici giorni che precedono il voto. Si tratta di un limite che viene costantemente aggirato, in particolare da alcuni siti che si attivano in questo lasso di tempo per coprire il “buco” informativo diffondendo sondaggi “clandestini”. Come nei film tratti da storie vere, basta cambiare i nomi dei protagonisti. Si è parlato in passato di corse di cavalli dai nomi facilmente riconducibili ai “corridori” della politica, o di conclavi i cui vescovi avevano cognomi altrettanto familiari. L’assurdo risultato di questa legge, dunque, è di favorire la diffusione di sondaggi falsi o manipolati. Ne parla il vicedirettore del Post, Francesco Costa, in un post sul suo profilo Facebook, che riportiamo di seguito.
Lo sapete che non ci sarà in realtà nessun blackout dei sondaggi, no? Continueremo a leggerli come prima, solo che non sapremo più chi li ha fatti, con che metodo e su che campione. Anzi, non sapremo più nemmeno se qualcuno li ha fatti davvero, quei sondaggi, o se sono numeri completamente inventati. Diventerà illegale dare queste informazioni. In compenso i sondaggi veri e finti – mascherati da altre cose – li vedremo su ogni genere di sito, giornale, account social e blog personale, ognuno con affidabilità indimostrabile, visto appunto che per legge nessuno potrà fornire dettagli e prendersi la responsabilità dei dati che pubblica. In questo modo i giornali scriveranno liberamente di “rimonte” o “crolli” assolutamente inventati, o comunque basati su dati senza nessun legame con la realtà: e chi avesse dei dati veri, che hanno un legame con la realtà perché sono frutto di sondaggi veri, non li potrebbe usare e pubblicare come tali.
Perché succederà? Perché per via della legge sulla par condicio in Italia non si possono diffondere i sondaggi negli ultimi 15 giorni di campagna elettorale.
Siccome è una legge stupida come poche – che infatti condividiamo con un solo paese al mondo, il Mozambico, dove la democrazia esiste dal 1994 – è ovviamente anche una legge inapplicabile:
– è inapplicabile nella sua parte tragicomica, fallimentare e wannabe sovietica che pretende di imporre un equo trattamento di partiti e candidati ad alcune testate giornalistiche (solo alcune: altre ne sono esentate, per esempio tutte quelle web, senza una ragione che non sia che a quel punto sarebbe davvero troppo ridicolo);
– è inapplicabile nella parte sui sondaggi, per cui i numeri veri non si possono pubblicare ma ovviamente non si può impedire a nessuno di parlare di corse di cavalli e di conclavi e di partite di basket che non esistono. Alcuni lo fanno anche seriamente, ma in un contesto che rende i loro numeri completamente indistinguibili da quelli che se li inventano.
È una storia esemplare di molte altre: va bene che se sei un martello ogni cosa ti sembrerà un chiodo, ma non è detto che ogni eventuale problema di un paese si debba o si possa risolvere con una legge. Altrimenti vorrei una legge che obblighi le imprese ad assumere tutti i disoccupati, una che faccia far caldo anche in inverno e una che non mi faccia ingrassare se mangio tanto. È vero che i sondaggi possono influenzare l’opinione pubblica? È vero. Tutto può influenzare l’opinione pubblica, ogni singola trasmissione tv e ogni singola pagina di giornale, ogni singolo post, ogni singola dichiarazione: si chiama campagna elettorale, si chiama democrazia, tutti cercano di influenzare tutti, ognuno con i suoi metodi. Si vuole evitare allora che qualcuno possa inventare dei sondaggi per orientare l’opinione pubblica? Beh, peccato che sia esattamente questo il risultato della legge sulla par condicio. Nella foto, un esempio di cosa successe grazie a questa legge a 7 giorni dalle ultime elezioni politiche. Succederà anche quest’anno.
(Foto di Austris Augusts su Unsplash)