Pubblichiamo un adattamento di un articolo della giornalista Eleonora Voltolina, fondatrice della testata online La repubblica degli stagisti. L’intervento riguarda i giovani e il lavoro, e si ricollega a un pezzo pubblicato sul numero di A tu per tu di dicembre 2011 (pagina 12), sui diritti dei giovani stagisti.

Oggi parliamo di soldi -di quei soldi che i giovani italiani non vedono, perché incastrati in quello che è stato definito il lavoro low cost. I giovani italiani spesso lavorano percependo retribuzioni al di sotto della soglia di dignità, o non percependone affatto. Il lavoro così viene confuso con il volontariato, una sovrapposizione gravissima e molto pericolosa. La Repubblica degli Stagisti monitora la fase di passaggio dalla formazione al lavoro: per inquadrare il problema, si calcoli che ci sono in Italia oggi circa 500mila stagisti all’anno, e un numero di praticanti non ben definito ma superiore a 100mila. In oltre la metà dei casi non percepiscono un euro di rimborso spese.

Con quale risultato? Che i giovani pesano sulle famiglie, alimentando un circolo vizioso che azzera il conflitto generazionale. Conflitto che, anche se qualcuno la pensa diversamente, molte volte è indispensabile per permettere ai figli di fare scelte per conto proprio, perfino in contrasto con i genitori. Basti pensare a chi sogna di fare un mestiere che la famiglia non approva: se si è costretti a farsi mantenere dai genitori, quelli avranno sempre voce in capitolo in ogni scelta. Il fatto che dipendano così a lungo dalle loro famiglie ricrea tra l’altro una sorta di classismo, blocca la mobilità sociale; solo chi ha una famiglia abbiente alle spalle può infatti permettersi lunghi anni di gavetta non pagata, o pagata pochissimo.

Le magre prospettive di reddito che i giovani italiani vedono stagliarsi all’orizzonte producono conseguenze nefaste. Innanzitutto la fuga dei cervelli. Poi la disillusione: i risultati di un sondaggio realizzato da Termometro Politico sono drammatici perché tratteggiano un profilo di giovani terrorizzati, senza più alcuna fiducia nel futuro: ultraconservatori, senza la minima propensione a quel rischio che invece dovrebbe essere connaturato alla loro età. Fino alla conseguenza più preoccupante: il freno a mano tirato sulla costruzione di una vita autonoma.

E allora, i soldi: si riparta dai soldi. Per quanto riguarda lo stage, noi più di due anni fa abbiamo lanciato la nostra Carta dei diritti dello stagista, il manifesto di come dovrebbe essere un buono stage, prevedendo fra i punti fondamentali quello di un dignitoso rimborso spese. L’altra faccia della medaglia del lavoro low cost è la necessità di applicare la massima severità nei confronti di chi sfrutta, e si avvale di lavoro gratuito o semigratuito. È necessario guarire i datori di lavoro, pubblici o privati che siano, dalla miopia: bisogna far capire che sfruttare i giovani, puntare tutta la propria politica sulla riduzione del costo del lavoro, non conviene! Chi osteggia il cambiamento obietta: ma così ci saranno meno posti di stage, meno posti di lavoro. Forse è vero. Ma si può continuare a barattare la qualità con la quantità? Solo con dignitose retribuzioni fermeremo l’emorragia di cervelli, attiveremo un sano e ormai imprescindibile ricambio generazionale, rispetteremo la Costituzione. E daremo un futuro alle nuove generazioni.

Eleonora Voltolina