Il 2015 è stato un anno particolarmente drammatico per quanto riguarda il numero di rifugiati che in tutto il mondo hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni per raggiungere zone più tranquille del proprio Paese, oppure migrare all’estero affrontando viaggi pieni di rischi. I dati sono stati diffusi dall’Unhcr (L’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati) in occasione della Giornata internazionale del rifugiato, che ricorreva il 20 giugno. Secondo il rapporto annuale Global Trends, redatto dall’ufficio Onu, le persone costrette alla fuga nel 2015 hanno superato per la prima volta la soglia dei 60 milioni, attestandosi a 65,3 milioni di persone (nel 2014 erano state 59,5 milioni).

Scendendo nel dettaglio della composizione di questi numeri, si scoprono alcune informazioni che spostano leggermente il punto di vista sul fenomeno, rispetto a come ci viene raccontato il più delle volte dai media e dalla politica. È normale sentirsi bersaglio di un’immigrazione incontrollata di fronte al dramma umanitario che ha portato in Europa e in Italia centinaia di migliaia di persone. Ma è bene ricordare che l’86 per cento di quei 65,3 milioni di persone sono concentrati in Paesi «a basso o medio reddito, in prossimità di situazioni di conflitto», scrive l’Unhcr in un comunicato stampa. Questo dato aumenta fino al 90 per cento se vengono inclusi anche i rifugiati palestinesi che rientrano sotto il mandato dell’organizzazione sorella dell’Unhcr, l’Unrwa. Nel mondo, la Turchia è il principale paese ospitante, con 2,5 milioni di rifugiati. Il Libano invece ospita il più alto numero di rifugiati rispetto alla popolazione nel paese (183 rifugiati ogni 1.000 abitanti). La Repubblica Democratica del Congo ospita il maggior numero di rifugiati in relazione alla grandezza dell’economia del paese (471 rifugiati per ogni dollaro pro capite Pil, misurato a parità di potere d’acquisto)».

Per quanto riguarda le nuove richieste d’asilo, il dato conferma che la Germania è il Paese europeo (e mondiale) più impegnato nella loro gestione: nel 2015 sono state 441.900. In nessun altro Paese del mondo ne sono state registrate così tante. «Gli Stati Uniti rappresentano il secondo paese con il più alto numero di richieste d’asilo (172.000), in gran parte ricevute da persone che sono fuggite dalla violenza dei gruppi armati in America Centrale. Numeri significativi di richieste d’asilo sono stati registrati anche in Svezia (156.000) e in Russia (152.000)». Per quanto riguarda l’Italia, a pagina 39 del rapporto Unhcr si legge che le richieste d’asilo da parte di rifugiati arrivati nel nostro Paese sono state 83.200 nel 2015 (nel 2014 erano state 63.700). Un numero che appare molto più gestibile rispetto all’invasione paventata da qualcuno. Certo non vogliamo negare l’eccezionalità della situazione, visto che si tratta della cifra più alta mai registrata.

Al di là dei numeri, per capire di cosa si sta parlando è importante capire le esperienze vissute da ogni migrante nel corso del viaggio. Quelli che arrivano a destinazione si portano dietro storie spesso rocambolesche in cui hanno rischiato di perdere la vita, o durante le quali hanno visto parenti o amici morire. Medici senza frontiere, associazione internazionale di intervento sanitario nelle zone in cui il diritto alla cura non è garantito, sta portando avanti una campagna dal titolo #Milionidipassi Experience, che consiste nell’utilizzo di visori per la fruizione di video in tre dimensioni, con i quali l’utente può immergersi virtualmente in uno di questi viaggi. La condivisione non sarà solo mediata dalla tecnologia, ma durante gli incontri si potrà parlare e confrontarsi con gli operatori umanitari dell’associazione, che condivideranno la propria esperienza nei territori d’intervento. Sul sito internet della campagna si può consultare il calendario con le prossime tappe del tour, che al momento prevede di fermarsi, dopo Roma, a Salerno, Mantova, Ferrara e Genova.

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