Dopo un paio di giorni di riflessione, tocca esprimersi sulla tornata elettorale appena conclusa. Il suo esito rappresenta un momento di discontinuità troppo forte per tacere qualche considerazione, e in questo occorre andare al di là delle categorie che hanno finora guidato le interpretazioni dell’agone politico. Ognuno sta cercando di vederci un po’ quel che vuole in questo voto. Mediamente le analisi sono piuttosto arroccate in opinioni e posizioni che sembrano preconfezionate prima della chiusura delle urne, e che ora vengono solo adattate al nuovo scenario, anche a costo di risultare anacronistiche. Cercando di guardare a ciò che è successo in maniera imparziale, alcune cose sono inopinabili. Per esempio il fatto che un così largo consenso al Movimento 5 stelle (M5S) rappresenta un netto rifiuto delle vecchie logiche di destra e sinistra. Dopo tanti anni è come se gli italiani avessero voluto rovinare la festa a una schiera di personaggi che si avvicendano al potere dietro la maschera dei grandi partiti che hanno fatto la storia repubblicana recente, sintetizzabili nei due poli del centrodestra e centrosinistra.
Va detto anche che in Italia, a differenza di altri Paesi europei in cui il confronto politico si è fatto molto aspro, le frange estreme si sono sciolte come neve al sole. In Parlamento non è stata data rappresentanza a partiti neofascisti o comunisti, che invece hanno conquistato posizioni nelle ultime elezioni greche (con Syriza a sinistra, che era già in parlamento, il partito populista dei greci indipendenti e il movimento neonazista Alba dorata). In un momento difficile, di contrapposizione forte e accesa, gli italiani sembrano aver messo via le armi delle ideologie più consumate e preso in considerazione posizioni che, comunque le si voglia vedere, hanno uno spirito progressista. Non sappiamo dove si siano distribuiti quei voti “estremi”. Molti di loro sono forse in quel 25 per cento di persone che hanno deciso di non esercitare il proprio diritto/dovere di voto. Difficile pensare che si siano distribuiti tra Pd, Pdl, Scelta civica e simili. Forse alcuni di essi sono finiti nel M5S, e in questo senso allora il movimento di Beppe Grillo avrebbe avuto un’importante funzione di catalizzazione del dissenso verso una formazione politica che non ha implicazioni ideologiche forti, essendo la risultanze di istanze pensate “tema per tema”, come ha detto in questi giorni il suo leader.
Fuori dall’Italia, o meglio tutto intorno, l’Europa ha visto questo voto come un rifiuto delle politiche di austerity adottate nell’ultimo anno. Le stesse che secondo molti ci hanno salvato dalla bancarotta, e che secondo altri hanno invece frenato la ripresa a costo di sacrifici enormi da parte dei cittadini (quelli più deboli, soprattutto). Per i giornalisti esteri alla fine la vera sorpresa sono gli elettori italiani. Anche lì, ognuno ha le sue lenti attraverso cui guarda la realtà, ma per lo più si naviga a vista. «Gli elettori precipitano l’Italia nel caos», scrive De Volkskrant, che considera l’Europa «la grande perdente di queste elezioni», vista la sconfitta di Monti. Il greco Kathimerini si preoccupa del «rischio di anarchia in Italia». «L’Europa inciampa su Berlusconi», titola lo spagnolo Abc, per il quale l’Unione europea «si scontra con il populismo». Di fronte al successo dell’ex capo del governo e di Grillo, la sconfitta di Monti è la sconfitta «dell’ortodossia riformista europea».
Le considerazioni da fare sono tante e tutte plausibili, ma ciò che non va dimenticato è che una classe politica è chiamata soprattutto a governare il Paese, e in questo raccogliamo l’appello del neo eletto portavoce del Forum del terzo settore, Pietro Barbieri: «Tra le priorità che chiediamo al nuovo Parlamento, certamente la questione sociale, come indicato dalle quattro parole d’ordine contenute nel nostro appello: coesione, sviluppo, equità e legislazione per il terzo settore. Ribadiamo infine l’importanza che ogni singola norma venga valutata secondo le stelle polari definite nel nostro appello. Questa sarà per noi la sfida più importante».