Continuano le dichiarazioni avventurose e vaghe dei vari leader politici in questa campagna elettorale, che già si distingue per la qualità media piuttosto bassa delle proposte. Uno dei temi su cui si sono scontrati nei giorni scorsi i principali esponenti dei vari partiti è stato, ancora una volta, quello dei vaccini. La questione della sicurezza di questi farmaci per la salute è stato affrontato solo indirettamente (forse anche i politici iniziano a essere stanchi di prendere “strigliate” dagli ambienti scientifici) ma, dopo il recente provvedimento del governo per introdurre l’obbligatorietà di alcune vaccinazioni, la discussione si è spostata proprio su questo quesito: i vaccini devono essere obbligatori o solo raccomandati? In questo confronto, in maniera implicita, si può leggere la volontà dei vari politici di schierarsi “dalla parte della gente”.

Si tratta insomma di meri calcoli di consenso politico, legati a una tendenza generale del nostro tempo, che vede sempre più delegittimati gli “esperti” (siano essi la comunità scientifica, sociologi, politologi, economisti, ecc.) e sempre più apprezzati i personaggi che sanno demagogicamente dare voce a certi “sentimenti”, sui quali capiscono di poter fare leva per aumentare il proprio consenso. È la vittoria del fiuto contro la conoscenza. Ecco perché su un argomento come quello dei vaccini, che innesca anche reazioni irrazionali nelle persone, riguardando la salute dei più piccoli, stanno avendo gioco facile certe posizioni totalmente prive di fondamento scientifico, ma che fanno molta presa su una parte di opinione pubblica che si fa trovare impreparata e poco informata.

Se volete sapere come si sono pronunciati nei giorni scorsi i principali esponenti impegnati in campagna elettorale, potete consultare questo articolo riassuntivo del Post. Le argomentazioni sono le più varie, e le conclusioni a cui portano non sempre correlate logicamente. C’è chi sottolinea di essere a favore dei vaccini, ma si affretta a dire che ci sono Regioni in cui si sono ottenuti ottimi risultati solo con l’informazione; chi invece parla esplicitamente di cancellare il “decreto Lorenzin”, specificando però di avere fatto vaccinare i propri figli. Mediando tra le due posizioni, si potrebbe far notare che il decreto in questione si è reso necessario perché i dati dell’Istituto Superiore di Sanità evidenziavano un preoccupante aumento di casi di alcune patologie un tempo sotto controllo, come il morbillo.

Siamo tutti d’accordo sul fatto che sarebbe un grande passo avanti a livello culturale raggiungere l’immunità di gregge solo con l’informazione e senza coercizione. Ma visto come si sono messe le cose, forse è meglio utilizzare entrambi gli strumenti. Di vaccini, o meglio di “vaccinofobia”, parla in un post sul suo blog il chirurgo e ginecologo Salvo Di Grazia. L’autore ci informa innanzitutto di una cosa molto importante, che dà una prospettiva diversa a tutta questa surreale discussione: «La vaccinofobia nacque nel momento esatto in cui nacquero le vaccinazioni». In un certo senso bisogna rassegnarsi: finché esisteranno i vaccini, esisteranno anche gli “antivaccinisti”. Compito della politica e dell’informazione sarebbe però di ricondurre la discussione nell’ambito delle verità scientifiche e della razionalità. Ed è proprio in questo che si stanno registrando grossi fallimenti (e grosse responsabilità), col risultato di dare spazio smisurato alle posizioni “no-vax”, e di conferire loro una visibilità che le aiuta a crescere e ottenere maggiore credito.

Tra i fattori elencati da Di Grazia per spiegare questo atteggiamento da parte dei media c’è il sensazionalismo: «Immaginate un talk show nel quale intervengano solo tre scienziati che raccontano la storia dei vaccini, i loro benefici ed i tempi per le vaccinazioni, probabilmente li ascolteranno in pochi, qualcuno si annoierà e tanti cambieranno canale». Un’altra trappola che spesso ci viene tesa in un certo tipo di programmi e testate è il cosiddetto “falso equilibrio”, con cui si tende a mettere a confronto sullo stesso piano posizioni scientificamente provate con altre del tutto fantasiose e non dimostrate. Si dà così l’impressione di creare un confronto tra idee altrettanto valide ma contrapposte, quando invece tali idee differiscono in maniera netta in fatto di attendibilità e dunque non possono essere confrontate con argomentazioni razionali. Il che porta a un’ulteriore conseguenza, «la “fintoversia”. Mettendo sullo stesso piano due affermazioni delle quali solo una ha attendibilità scientifica, si lascia intendere allo spettatore che, sull’argomento, la scienza sia divisa, incerta, quando la realtà è ben altra. Una controversia inventata, una finta controversia».

Siamo d’accordo sul fatto che l’obbligatorietà dei vaccini non può essere l’unica via, ma forse la politica e il mondo dell’informazione non hanno capito che il lavoro da fare in termini di informazione alla popolazione è organico e articolato: «Nessun obbligo, nessuna sanzione e nessun discorso riuscirà mai a convincere una persona affetta da vaccinofobia. Non si tratta di una paura razionale (altrimenti gli stessi individui sarebbero terrorizzati dalle malattie, ben più reali e pericolose), è incontrollabile ed incrollabile. Le persone affette da vaccinofobia hanno una vera e propria avversione per i vaccini. Sono realmente convinti, ormai permeati da quei fenomeni di cui ho parlato, che i vaccini siano sostanze velenose, pericolose, dannosissime. Non hanno nessuna concezione dei pericoli reali delle malattie mentre respingono totalmente la possibilità di vaccinare. È una fobia come altre. Questi genitori dovrebbero essere affiancati in un percorso di formazione ed informazione, coinvolgendoli nelle scelte scientifiche e mettendoli a contatto con la realtà per contrastare il loro distacco dai fatti reali che fa percepire come “rarissimi” i rischi da malattia e come “frequentissimi” i rischi dei vaccini. Dovrebbero essere messi al corrente delle truffe che compiono i loro “guru” spiegandone furbizie, trucchi e desiderio di fama e denaro».

(Fonte foto: flickr)