Cercare informazioni su internet non è mai stato così facile, ma al contempo è sempre più difficile non ritrovarsi vittime di siti web che si presentano come precisi e affidabili, ma che non lo sono per niente. Secondo lo psicologo applicato Sam Wineburg, oggi più che mai imparare a ignorare le informazioni su internet è fondamentale per districarsi in rete e recuperare così ciò che il web, a fronte dei tanti vantaggi che ha portato, ci sta sottraendo: l’attenzione.
Wineburg, nel suo ragionamento su The Conversation, parte dal fatto che il primo meccanismo da scardinare è quello che ci viene insegnato a scuola, ossia leggere tutto dall’inizio alla fine con attenzione. La soluzione per evitare di cadere nella trappola dei molti siti web che diffondono propaganda e informazioni false non sta infatti tanto nell’abilità dell’utente di leggere con attenzione le informazioni riportate sul sito, quanto dal saperne uscire e giudicarlo attraverso le informazioni che di quel sito può trovare al di fuori. Sempre online, certo, ma con tutta la possibilità di scegliere tra diverse fonti d’informazione. «Online – scrive Wineburg –, ignorare criticamente è importante quanto esercitare il pensiero critico». L’autore cita il premio Nobel Herbert Simon, quando scriveva che la sfida della società moderna è imparare ad «allocare l’attenzione in modo efficiente tra la sovrabbondanza di fonti che potrebbero consumarla».
Wineburg, con il suo team di ricerca, si occupa proprio di studiare come le persone valutano l’attendibilità di ciò che trovano online. Racconta quindi di un esperimento che ha fatto con i colleghi dell’Università di Stanford, negli Stati Uniti, con cui ha recentemente testato un campione di 3.446 studenti delle scuole superiori su base nazionale, a proposito della loro capacità di valutare le fonti digitali. Muniti di una connessione internet, agli studenti è stato chiesto di valutare un sito web che affermava di “diffondere informazioni fattuali” sulla scienza che studia il cambiamento climatico.
Nonostante un messaggio sullo schermo ricordasse loro che potevano cercare ovunque online per ottenere la loro risposta, la stragrande maggioranza dei partecipanti ha fatto esattamente ciò che si impara a scuola: sono rimasti incollati al sito a leggere. Hanno consultato la pagina “Chi siamo”, hanno cliccato sulle relazioni tecniche e hanno esaminato grafici e tabelle. A meno però che un utente non sia un esperto di cambiamento climatico, quel sito può sembrare molto ben fatto, con grafici, tabelle e informazioni estese.
«I pochi studenti – meno del 2 per cento – che hanno scoperto che il sito era sostenuto dall’industria dei combustibili fossili non lo hanno fatto perché hanno applicato il pensiero critico ai suoi contenuti – spiega Wineburg –. Ci sono riusciti perché sono usciti dal sito e hanno consultato il web. Hanno usato il web per analizzare il web».
Questi «fact-checker» si sono impegnati in quella che viene chiamata lettura laterale, aprendo nuove schede nella parte superiore dello schermo per cercare informazioni sul sito o sull’organizzazione che rappresenta, prima di immergersi nei contenuti del sito stesso.
Nonostante i risultati scoraggianti, Wineburg sostiene che questo tipo di approccio si può insegnare agli studenti.
«In un corso online della University of North Texas – ha scritto nell’articolo –, abbiamo inserito brevi video didattici che dimostravano i pericoli di soffermarsi su un sito sconosciuto e insegnavano agli studenti come valutarlo. Nel test che abbiamo somministrato all’inizio del semestre, solo tre studenti su 87 hanno lasciato un sito per valutarlo. Alla fine, più di tre quarti lo hanno fatto. Altri ricercatori, con le stesse strategie, hanno ottenuto risultati altrettanto positivi».
Imparare a resistere al richiamo di informazioni di dubbia provenienza non è solo questione di strategia, ma implica saper affrontare con umiltà le nostre vulnerabilità. Per quanto si possa essere dotati di un’intelligenza fuori dal comune e di capacità di pensiero critico, nessuno è immune dagli stratagemmi messi in atto dagli odierni furfanti digitali.
Se di fronte a un sito sconosciuto ci immaginiamo abbastanza intelligenti da smascherarlo senza ulteriori ricerche, sprechiamo la nostra capacità di attenzione e cediamo alla trappola di chi ha progettato il sito. «Dedicando invece qualche istante ad analizzare il sito attingendo alle enormi potenzialità del web – conclude Wineburg –, possiamo tornare a prendere il controllo della nostra risorsa più preziosa: l’attenzione».
(Foto di Markus Spiske su Unsplash)
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