Era il 2004 quando per la prima volta il mondo celebrava la Giornata del donatore di sangue. Oggi siamo alla decima edizione, e tante cose sono cambiate da allora nel sistema trasfusionale italiano e a livello mondiale. Parliamo di casa nostra, visto che quella di Legnano è da sempre una sezione con l’attenzione rivolta al sistema nel suo complesso, ma abituata a parlare quotidianamente con il proprio bacino di donatori, al fine di costruire un vero rapporto di fiducia e collaborazione. Quindi iniziamo col dire grazie a tutti coloro che hanno fatto la scelta di donare la vita agli altri, che è poi il claim della campagna 2013 del World blood donor day: “Give the gift of life: donate blood”, ossia “Regala il dono della vita: dona sangue”. Il nostro ringraziamento va innanzitutto agli oltre 7.400 donatori attivi iscritti a Legnano, ma anche ai tanti che per diversi motivi non donano più, e più in generale a tutti coloro che, anche in altri territori d’Italia e del mondo, hanno fatto questa scelta.
Parallelamente, il messaggio a chi ancora non dona è molto semplice: iniziate a farlo. La donazione è un atto volontario e non remunerato, e in effetti si può ben dire che “non ha prezzo”: parlano da sole le centinaia di migliaia di persone che in tutto il mondo possono continuare a vivere e a salvaguardare il proprio benessere grazie al dono degli altri. Una singola unità di sangue donato può salvare fino a tre vite. In cambio c’è solo da offrire il proprio braccio alla puntura dell’ago, qualche minuto di attesa e la medicina è pronta.
Il modo migliore per sensibilizzare alla donazione è informare, e quindi approfittiamo di questa giornata per riprendere i “10 fatti sulla trasfusione di sangue” riportati in un articolo sul sito dell’Oms.
1. La trasfusione di sangue salva la vite e migliora la salute. È importante che ci siano sufficienti disponibilità di sangue sicuro, perché spesso è la tempestività della trasfusione a fare la differenza per la salute del paziente.
2. Le trasfusioni sono usate per supportare diversi trattamenti. Nei Paesi più ricchi di solito servono per la chirurgia cardiovascolare, trapianti, grandi traumi e terapie contro i tumori. Nei paesi a reddito medio-basso e basso sono utilizzate spesso per gestire complicazioni durante il parto, malaria infantile aggravata da forte anemia e infortuni.
3. Un’adeguata disponibilità di sangue è assicurata solo da una base stabile di donatori regolari, volontari e non pagati. La regolarità è fondamentale perché tra donatori periodici il rischio di infezioni trasmesse per via ematica è più basso.
4. I donatori volontari non retribuiti garantiscono il 100 per cento della disponibilità di sangue in 60 Paesi. Ma ci sono ancora 73 Paesi in cui più della metà del sangue raccolto arriva da donatori occasionali (familiari, in casi di eccezionale gravità) o donatori pagati.
5. Ogni anno sono raccolti circa 107 milioni di donazioni.
6. La raccolta nei centri varia a seconda delle fasce di reddito.
7. Ci sono più persone che donano nei Paesi a reddito più alto rispetto agli altri. La media nei primi è di 39,2 donazioni ogni mille persone, in quelli a reddito medio è di 12,6, si scende a 4 nei Paesi a reddito basso.
8. Il sangue donato deve sempre essere analizzato per prevenire Hiv, epatite B e C e sifilide prima della trasfusione. Ancora 25 Stati nel mondo non sono in grado di analizzare tutto il sangue donato su una o più d’una di queste infezioni
9. Una singola unità di sangue può curare più pazienti. Separando il sangue nei suoi vari componenti è possibile infondere solo la parte che serve al paziente in un dato momento. Circa il 97 per cento del sangue raccolto nei paesi ricchi viene separato, il 78 per cento nei paesi a reddito medio, il 40 per cento negli altri.
10. Trasfusioni non necessarie espongono il paziente a inutili rischi. Quando è possibile curare in maniera sicura con trattamenti alternativi è meglio farlo.