Nei giorni scorsi sono circolate voci contrastanti a proposito dell’imminente cancellazione dell’Agenzia per il terzo settore. Tempo fa denunciavamo su queste pagine il rischio che l’ufficio fosse di fatto destinato a sparire, avvolto com’era il suo futuro dall’incertezza. La questione è rimasta in sospeso fino all’inizio di dicembre, quando il peggio sembrava essere alle porte. Un lancio dell’Ansa del 4 dicembre annunciava infatti, traendo l’informazione da una fantomatica bozza del decreto “Salva Italia”, la soppressione dell’Agenzia a decorrere dall’approvazione della norma stessa. Senza fare, purtroppo, le dovute verifiche, molti siti d’informazione, anche autorevoli, ripresero la notizia, gettando un’ombra sulle reali intenzioni di salvaguardia del valore del terzo settore da parte del nuovo governo.
Ma il presidente dell’Agenzia, Stefano Zamagni, raggiunto telefonicamente dalla redazione del settimanale Vita, ha smentito seccamente: «Si è trattato di indiscrezioni giornalistiche prive di fondamento e forse interessate a che le cose finissero in una certa maniera». Il presidente ha aggiunto di più: «Il premier non solo non ha cancellato l’Agenzia, anche perché non avrebbe senso affossare un organo che costa allo Stato appena 700mila euro e ha una produttività molto superiore rispetto alla media delle amministrazioni pubbliche, ma sono in corso valutazioni affinché la stessa venga rafforzata. […] Non voglio usare il termine Authority, ma andiamo verso qualcosa di simile».
Insomma, dei tre scenari ipotizzati dallo stesso Zamagni alcuni mesi fa (chiusura, rinnovo, oppure trasformazione in Authority), in pochi giorni le probabilità si sono spostate decisamente dalla prima alla terza. Certo, restano grandi margini d’incertezza sull’effettiva organizzazione futura dell’ente, visto che comunque le risorse destinate all’ente restano molto inferiori a quelle degli anni scorsi (700mila euro contro i 2,5 milioni del 2005 e 2006). Inoltre, non si sa ancora nulla dei contratti dei dodici dipendenti, né del futuro del consiglio di amministrazione, in scadenza a gennaio.
Altra voce che gira insistente in questi giorni è il probabile trasferimento da Milano a Roma degli uffici dell’Agenzia, che verrebbe incardinata in una direzione generale della Presidenza del Consiglio. Una soluzione che non trova tutti d’accordo. Andrea Olivero, portavoce del Forum del terzo settore, è tra questi «Per almeno due ragioni. La prima è che considero un fatto positivo che le amministrazioni pubbliche stiano sui territori; la seconda è che se vogliamo un’Agenzia che sia davvero autonoma nei giudizi occorre che non sia troppo, diciamo così, “schiacciata” anche a livello geografico su Roma e sull’Agenzia delle entrate. Anche perché è importante che i controlli siano fatti da chi conosce il nostro mondo, esigenza che il Fisco non può garantire a pieno». L’opinione ci trova d’accordo. Nel gioire per la scongiurata cancellazione, ci aspettiamo novità a stretto giro di posta, perché tenere in sospeso il futuro di un qualsiasi ente ne pregiudica l’operatività e la possibilità di fare progetti a medio-lungo termine.