Per il 5 per mille la strada continua a essere tortuosa. Stavolta il problema riguarda la possibilità di destinare la propria quota a enti e associazioni che si occupano di beni culturali. Il presidente del Fai, Ilaria Borletti Buitoni, spiega cosa non va in un appello al ministro ai Beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi.
Il FAI è stato nell’anno passato tra i maggiori ispiratori dell’inserimento nel 5 per mille di un’opzione a favore dei beni culturali. Abbiamo quindi accolto con grande soddisfazione gli annunci dell’ex ministro per i Beni e le attività culturali, Giancarlo Galan, per essere “riuscito” a ottenere questo importante risultato. Peccato però che ci si sia “dimenticati” di inserire nel modello 730, nell’apposito spazio, l’opzione che permetta al contribuente di scegliere l’ente a cui destinare il proprio 5 per mille.
I fondi che confluiranno nella casella “Sostegno alle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici” quindi, allo stato attuale andranno tutti e solo al Ministero per i beni e le attività culturali, ovvero allo Stato, senza che vi sia di ciò comunicazione, disattendendo così il più elementare criterio di trasparenza. Peggio di una beffa, per noi del FAI, ma anche per le molte associazioni, fondazioni museali o di tutela e valorizzazione che si impegnano quotidianamente in questo ambito, che saranno costrette con costi aggiuntivi a chiedere ai propri sostenitori di scrivere il codice fiscale dell’ente prescelto nella generica casella “Sostegno al volontariato”.
Viene tradito lo spirito che ha portato all’introduzione del 5 per mille e si trae facilmente in errore il contribuente. Una furbizia, o uno sbaglio di qualche poco accorto funzionario? Oppure il solito pasticcio all’italiana? Quello che è certo è che non sarà favorita certamente la raccolta e si porranno sempre di più Terzo settore e Stato in concorrenza, seguendo così un percorso che ha reso il nostro Paese, nel tempo, solo più arretrato.
Signor Ministro Ornaghi, il Governo del quale Lei fa parte, come responsabile di un Dicastero così importante, sta dimostrando coraggio e capacità nell’affrontare temi che per decenni sono stati trascurati: ci aspettiamo un segnale forte, che ponga rimedio a questa ingiusta e scorretta situazione e che finalmente apra una stagione diversa nei rapporti tra istituzioni pubbliche e private non profit, che solo insieme, in uno spirito di collaborazione e reciproco rispetto, possono servire la causa difficile e complessa del mantenimento del nostro patrimonio culturale. Senza furberie e senza espedienti nascosti che sono entrambi degni solo di un Paese poco civile.
Presidente FAI, Ilaria Borletti Buitoni